Alla centrale nucleare di Fukushima, una nuova domanda preoccupa i ricercatori: è possibile che le reazioni di fissione nucleare all’interno del nocciolo dei reattori siano ricominciate? La questione è sollevata da Ferenc Dalnoki-Veress, un fisico del James Martin Center for Nonproliferation Studies in California. Analizzando alcune misurazioni, infatti, il ricercatore ha notato che qualcosa non quadrava nei livelli di cloro radioattivo trovati nell’acqua delle turbine del reattore 1. In più, lampi di neutroni sospetti sono stati rilevati vicino ai reattori 1 e 2. Ciò lascia pensare che le reazioni a catena nel combustibile nucleare siano ancora attive.
Quello che è successo a Fukushima dopo il terremoto dell’11 marzo è ormai cosa nota (vedi Galileo). Nonostante tutti i problemi nei sistemi di raffreddamento, sappiamo che i dispositivi di sicurezza dei reattori hanno funzionato correttamente, bloccando le reazioni di fissione nucleare. Il 25 marzo, però, la Tokyo Electric Power Company (Tepco), società che gestisce la centrale di Fukushima, ha rilevato la presenza di cloro 38 nell’acqua dei locali delle turbine del reattore 1. Il cloro 38 si forma spontaneamente quando i neutroni colpiscono il cloro 37, un elemento normalmente presente nell’acqua di mare. Nulla di strano, quindi, visto che l’acqua marina è stata usata per raffreddare il reattore. Ma, secondo i calcoli di Dalnoki-Veress, un reattore spento non può produrre abbastanza neutroni da giustificare i livelli di cloro 38 rilevati: ben 1,6 milioni di becquerel per millilitro (qui il rapporto).
Per il fisico, nonostante le barre di controllo abbiano bloccato la fissione, la parziale o totale fusione delle barre di uranio avrebbe riarrangiato il combustibile in modo da far continuare le reazioni nucleari. Un altro dubbio è sollevato dalle rilevazioni, sempre effettuate dalla Tepco e rese note dall’agenzia Kyodo News, di lampi di neutroni vicino ai reattori 1 e 2. Brevi ma ripetute reazioni di fissione possono spiegare queste osservazioni, come spiegato dal fisico con i calcoli riportati sul blog dell’Arms Contorl Wonk.
Non tutti condividono le preoccupazioni del fisico, comunque. Per John Lee, dell’Università del Michigan, perché una reazione a catena in un reattore nucleare spento cominci, è necessario che il combustibile sia disposto in un arrangiamento difficile da ottenere per caso. “Non posso dire che sia impossibile, ma per me è difficile immaginare che un reattore spento possa aver raggiunto di nuovo questa configurazione critica”, ha detto Lee al New Scientist.
Come spiegare quindi i livelli di cloro 38 rilevati? È possibile che i raggi gamma liberati dai materiali radioattivi fuoriusciti dai reattori abbiano stravolto le misurazioni. Ci sono molti isotopi radioattivi, infatti, dotati della stessa energia del cloro 38 e questo può aver confuso i dati.
Confusione o meno, i livelli di radioattività nell’area intorno alla centrale sono allarmanti, soprattutto quelli degli isotopi radioattividel cesio e dello iodio. La contaminazione sembra essersi estesa al di fuori della zona di evacuazione predisposta dal governo giapponese. Lo sostiene la Iaea, che sprona le autorità nipponiche a prendere seriamente in considerazione la possibilità di una nuova evacuazione, nel raggio di 30 chilometri. Ma le autorità ribadiscono che la situazione è sotto controllo.
Via wired.it