Chi ha in casa un amico felino lo sa: il gatto ama infilarsi nelle scatole, e spesso quanto più sono piccole tanto più cerca di incastrarcisi. Oggi uno studio sul comportamento animale aggiunge un’informazione in più che sicuramente molti avranno già notato. La ricerca, condotta dal dipartimento di psicologia della City University, a New York, indica che al micio piacciono anche le “scatole immaginarie”. O meglio, a volte sceglie di posizionarsi all’interno di aree delimitate sul pavimento da confini meramente bidimensionali. Lo studio, pubblicato sulla rivista Applied Animal Behaviour Science, ci aiuta a comprendere meglio il comportamento dei nostri amici pet. Qui una prova dell’esperimento.
So pleased to announce that my paper, “If I Fits I Sits: A Citizen Science Investigation into Illusory Contour Susceptibility in Domestic Cats (Felis silvestris catus) has just been published in AABS! #IfIFitsISits #CatSquare #CitizenScience #CommunityScience pic.twitter.com/AXbDttnOGC
— Gabriella Smith M.A. (@Explanimals) May 4, 2021
Perché il gatto ama le scatole e non solo
Il gatto entra spesso dentro scatole di varie forme e dimensioni, da quelle molto piccole delle scarpe o del cibo (scatole vuote del panettone) a buste, cesti della biancheria fino a scatoloni, valigie, cassetti. Tutto ciò che ha dei confini ed è chiuso (ma non su tutti i lati) attira il nostro amico a quattro zampe. La scienza ha già spiegato il perché, le ragioni sono biologiche ed evolutive. Per il micio, infatti, la scatola è da sempre un nascondiglio sicuro, ad esempio in condizioni di stress, come illustra una precedente ricerca sempre su Applied Animal Behaviour Science. Questo può valere anche per i gatti domestici per cui la scatola rappresenta un ambiente confortevole, dove si sentono protetti, e dunque un luogo attraente.
Lo studio sulle scatole immaginarie
Ma anche quando la scatola non c’è ma è solo immaginaria, perché disegnata sul pavimento, il micio è attratto da quello spazio solo apparentemente chiuso. L’etologa cognitiva Gabriella Smith ha studiato questo comportamento per capire meglio se e come mai questa sorta di illusione ottica abbia presa sul felino. Per questo il suo gruppo ha svolto un’indagine coinvolgendo 30 persone che hanno un gatto a casa e studiando questa eventuale abitudine. Inizialmente i ricercatori avevano coinvolto 500 persone in questo studio, che è un progetto di citizen science, ma solo 30 hanno partecipato fino alla fine.
L’illusione di Kanizsa
Ai gatti sono stati proposti stimoli visivi con la rappresentazione sul pavimento di una scatola immaginaria, o meglio dei suoi 4 vertici sulla superficie. La figura scelta non è casuale o costruita dai ricercatori ma è una figura matematica ben precisa, creata dallo psicologo e pittore italiano Gaetano Kanizsa. Si tratta infatti dell’illusione ottica del quadrato di Kanizsa, una variante del suo più famoso triangolo. In particolare, si tratta del primo studio in cui si svolge questo test a casa, con gatti che si trovano nel loro ambiente familiare, un elemento importante per osservare il comportamento naturale del felino.
I gatti, sensibili all’illusione ottica
Dei 30 gatti, 9 hanno recepito almeno una volta lo stimolo visivo e si sono seduti con tutte e 4 le zampe all’interno del confine per almeno 3 secondi. In particolare i ricercatori hanno osservato che il numero di volte in cui i mici sceglievano le scatole immaginarie è circa uguale a quello in cui preferivano quelle vere. Il dato indica dunque che il gatto è sensibile all’illusione ottica. Ed è importante perché fornisce informazioni anche sull’evoluzione delle sue abilità visive e cognitive permetterà di confrontarle con quelle di altri animali.
Riferimenti: Applied Animal Behaviour Science
Crediti immagine: Tara McCready