Qual è il ruolo dei gatti nella diffusione e nel contagio del virus H5N1 dell’influenza aviaria? Più serio di quanto finora considerato. A lanciare l’allarme su Nature sono i virologi dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam (Olanda), guidati da Albert Osterhaus, secondo il quale non bisogna abbassare la guardia sui felini. Finora, denuncia il virologo, “l’impatto dei gatti sull’epidemiologia dell’influenza aviaria è stato sottovalutato dagli organismi chiave per la sicurezza, tra cui anche l’Organizzazione mondiale della sanità”. Il primo caso di gatto domestico morto per l’influenza dei polli risale al 2004, a Bangkok. Da quel momento sono stati segnalati altri contagi un po’ ovunque, tra cui 147 tigri soppresse in alcuni zoo asiatici per essersi alimentate con carcasse di pollame infetto. Le infezioni nei gatti sono aumentate specialmente nei Paesi in cui il virus è endemico nel pollame. In Europa il primo caso risale a marzo2006, quando è stato ritrovato in Germania un gatto infetto. Il contatto con i volatili domestici e selvaggi può infettare i gatti che espellono il virus dai tratti respiratori e digestivi, rischiando di contagiare altri gatti. Ulteriore rischio viene dai gatti che si sono alimentati con pollame infetto, che acquisiscono il virus in modo più diretto e potenzialmente più pericoloso. Resta da comprendere se il virus può contagiare anche i cani, se i gatti possono espellere il virus pur non essendo infetti, come “portatori sani”, e fino a che punto possono infettare l’uomo. (a.c.)