Non sarà il migliore amico dell’uomo, ubbidiente e istrionico come sa essere un cane, ma anche il gatto può essere un ottimo compagno di vita. Attento osservatore (e ascoltatore), sensibile al tuo umore, affettivamente vicino nei momenti di sconforto, e poi semplicemente bello da accarezzare e ammirare nelle sue forme, movenze, espressioni e comportamenti.
Oggi nessuno più oserebbe mettere in dubbio che il rapporto tra noi e i nostri amici gatti possa essere altrettanto profondo e complesso di quello che tanti sperimentano con il “migliore amico dell’uomo”. Purtroppo però non sempre queste convivenze risultano “ideali”, e talvolta pur sembrandolo non lo sono. Senza arrivare ai casi estremi di “Il mio gatto è indemoniato”, il reality show che mostra come “riabilitare” un felino problematico (o, meglio, come “istruire” gli umani accudenti), pensiamo al crescente numero di gatti sovrappeso nelle nostre case. Secondo uno studio della Nottingham Trent University, tante condizioni di malessere animale, e di convivenza difficile, dipenderebbero in buona misura da noi umani. Perché la nostra personalità influenza in modo significativo il benessere dei nostri amici animali, e noi dovremmo esserne consapevoli.
La prigione dorata
Alcuni studi suggeriscono che l’instabilità emotiva di chi convive con un gatto possa influenzare il comportamento del felino, rendendolo più stressato, ansioso o aggressivo. E tutto sommato la cosa non sorprende, considerato che, generalmente, si tratta di convivenze “obbligate”, in quanto raramente il gatto può scegliere se rimanere o andarsene. Difatti, per quanto amato e venerato, il felino domestico si trova spesso a vivere in un universo molto circoscritto, dove tutto ciò che accade – a cominciare dal cibo – dipende dall’essere umano. Una noia mortale per un animale intelligente, curioso e indipendente quale è il gatto. Lauren Frinka e il suo team della Nottingham Trent University hanno cercato di capire se effettivamente il carattere dei padroni influenzi il benessere fisico del coinquilino felino. Per scoprirlo, hanno intervistato oltre 3 mila”gattari” stilando poi i profili psicologici degli umani e dei loro compagni a quattro zampe.
Gatto sereno o stressato, dipende da noi
Dalle interviste è venuto fuori che i proprietari più nevrotici e ansiosi hanno gatti altrettanto instabili, con problemi comportamentali quali aggressività, paura, ansia e stress, che raramente hanno la possibilità di uscire all’aria aperta ed esplorare il mondo esterno. Fattore, quest’ultimo, osservano gli autori dello studio, che influisce in modo importante sia sul benessere psicologico ed emotivo sia su quellofisico: molti di questi gatti “stressati” sono in sovrappeso o hanno altri disturbi di salute.
Viceversa, i gatti conviventi di persone più equilibrate ed estroverse, e con la possibilità di esplorare il mondo a loro piacimento, sono i più snelli e in buona salute. I gatti più equilibrati, docili e socievoli sono risultati quelli conviventi con persone con una spiccata sensibilità e una maggiore predisposizione all’accudimento.
“Molte persone considerano gli animali che hanno in casa come membri della famiglia a tutti gli effetti, stringendo con loro legami molto profondi”, ha detto Frinka in un’intervista al Telegraph. “I nostri dati confermano che la qualità di questa relazione e, in definitiva, la nostra personalità influenza il benessere di nostri gatti. Ora cercheremo di capire in quale misura e come ciò avvenga, per individuare dei nessi causali tra comportamento umano e benessere del felino”.
Riferimenti: Plos One