Dalla lettura delle opere, la figura di Giordano Bruno risulta essere quella di un uomo vivace, di fervida fantasia, a volte attaccabrighe ma mai cupo o minaccioso. Legato a concezioni filosofiche di grande vastità, non estranee al pensiero di Lucrezio, egli tende a inquadrarle in schemi geometrico-matematici secondo il suggerimento del cardinal Cusano per il quale una causa infinita (l’Uno o Dio) deve avere effetti infiniti. Punto centrale è l’adesione all’eliocentrismo di Copernico, che egli amplia, applicandolo a ogni singola stella del cielo. Dà così una sterminata vastità alla natura, tutta animata, ove la materia è infinita o quasi. Nasce da qui una cosmologia panteistica non definita, sfumata nei contorni, più poetica e religiosa che filosofica. È a quest’aspetto del pensiero bruniano che è dedicato il volume di Hilary Gatti, scritto con grande chiarezza tanto da risultare di agevole e piana lettura.
Bruno pitagorico
Diviso in due parti: “Oltre l’idea del mago rinascimentale” e “Verso una nuova scienza”, il libro si propone di riesaminare la posizione di Bruno nei confronti della scienza moderna, e sostituire l’immagine di mago ermetico-rinascimentale datagli da Frances Yates (in “Giordano Bruno e la tradizione ermetica”, 1969), con quella di padre della filosofia della scienza.
Nella prima parte l’autrice propone di inquadrare la cultura scientifica di Bruno nella tradizione pitagorica anziché in quella ermetica tanto cara alla Yates. L’analisi della posizione di Bruno nei confronti della scuola pitagorica e di Copernico si sofferma in particolare sulla “Cena delle ceneri”, che rappresenta un’anticipazione del “Dialogo sui Massimi Sistemi”. In essa si trova la prima manifestazione del pitagorismo di Bruno, nonché il primo incontro decisivo tra Bruno e Copernico.
Il rapporto di Bruno con la tradizione pitagorica è molto complesso ed è merito della Gatti averne evidenziato i vari aspetti. Non meno complesso risulta il rapporto con l’atomismo che Bruno, tra i primi, ha diffuso in Inghilterra e che sarà alla base delle teorie di Newton e della stessa rivoluzione scientifica.
Un genio rinascimentale
Riguardo la concezione magica, Frances Yates ha sottolineato gli stretti legami di Bruno con la magia di ispirazione neoplatonica e ficiana, trasparenti soprattutto nelle opere di mnemotecnica (“De Umbris idearum”; “Cantus Circaeus”, “Recens et complete ars reminiscendi”). La Gatti tenta invece di interpretare questa parte dell’opera di Bruno nella prospettiva di un precorrimento dei temi e dei problemi della scienza contemporanea. La Yates non aveva ragione a definire Bruno un mago, ma era nel giusto nel definirlo un “rinascimentale”: tutta la scienza dell’epoca, non solo la filosofia di Bruno, è profondamente influenzata dalla tradizione ermetica. Secondo l’autrice, la filosofia della natura e della scienza di Bruno dopo aver ispirato Galilei e Newton, è arrivata fino ai giorni nostri, influenzando le più moderne teorie della fisica e i suoi più grandi rappresentanti (Einstein, Gödel, Heisenberg).
La seconda parte del volume caratterizza il Bruno epistemologo, che capì i limiti della fisica classica ancora ai suoi albori. Ecco perché secondo la Gatti, forse azzardando un po’, il pensiero di Bruno si comprende meglio alla luce della fisica moderna. Sicuramente Bruno rimane un mago rinascimentale che ha saputo in più occasioni allontanarsi dalla magia per elevarsi a livello della nuova scienza del XVII secolo. È a questa scienza che inevitabilmente bisogna ricondurlo.
Il libro
Hilary Gatti
Giordano Bruno e la scienza del rinascimento
Raffaello Cortina, 2001
pp. 354, £ 48.000
NASA, ESA and A. Schaller (for STScI), Public domain, via Wikimedia Commons