5 anni per un viaggio di circa 2,7 miliardi di chilometri: nel 2016 Juno, sonda della Nasa, ha raggiunto Giove e oggi ci regala le intriganti immagini delle gigantesche tempeste che sconvolgono l’atmosfera del pianeta più grande del Sistema solare.
Da Juno foto spettacolari dei vortici di Giove
Si tratta di enormi vortici che si trovano vicino al polo nord del pianeta e che possono misurare oltre i 50 chilometri in altezza e centinaia di chilometri di diametro. Le immagini sono state acquisite il 5 luglio, mentre Juno si trovava a circa 25mila chilometri al di sopra delle nuvole di Giove e a una latitudine di circa 84 gradi.
Capire il modo col quale i vortici di Giove si formano, secondo gli scienziati della Nasa, sarebbe utile per continuare ad acquisire informazioni sull’atmosfera del pianeta. Le foto scattate in tutti questi questi anni da Juno avrebbero già contribuito in modo sostanziale alla conoscenza di Giove, dalle sue caratteristiche interne alla peculiarità della sua atmosfera, dal modo in cui si è formato fino alla formazione dello stesso Sistema solare.
Arruolati duemila citizen scientist
Come si osserva dalle immagini, i vortici di Giove presentano colori e forme diversi a seconda della loro natura, per esempio in base al loro senso di rotazione. Dall’inizio di questo mese, la NASA ha già “arruolato” più di 2 mila volontari, citizen scientist che aiuteranno gli scienziati ad individuare e classificare i vortici o altri fenomeni atmosferici visibili nelle moltissime immagini acquisite. Il progetto si chiama “Jovian Vortex Hunter” e ha già permesso di effettuare più di 350 mila classificazioni.
Giove ha 12 lune in più, in tutto sono ben 79
Il contributo tecnologico italiano
Dei molti strumenti caricati a bordo di Juno, due sono italiani, con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dell’Università La Sapienza di Roma e delle due industrie Leonardo-Finmeccanica e Thales Alenia Space Italia. Uno si chiama JIRAM (Jovian Infrared Auroral Mapper), è dedicato ad Angioletta Coradini, astronoma dell’Inaf scomparsa proprio l’anno in cui la sonda è stata lanciata, ed è una camera in grado di raccogliere sia immagini che spettrogrammi nel vicino infrarosso. Il secondo è KaT (Ka-band Translator) ed è uno strumento di radioscienza in grado di misurare la gravità di Giove tramite l’effetto detto “Doppler”.
Credits immagine: Juno/Nasa