Gli scimpanzé della Repubblica di Guinea non sono abbastanza fortunati da poter vivere in un’area protetta, e trascorrono le loro vite nelle zone di foresta tra fattorie e villaggi. È proprio in queste aree che Laura Kehoe e il suo team di ricercatori della Humboldt University of Berlin hanno notato alcuni alberi con il tronco particolarmente segnato da graffi. Incuriositi da questo insolito ritrovamento, i ricercatori hanno piazzato le loro telecamere sperando di scoprire chi fossero gli autori di questi “atti teppistici”.
Quello che i ricercatori hanno scoperto dopo due settimane di riprese, descritto in uno studio pubblicato su Scientific Reports, non ha precedenti: in un primo video, uno scimpanzé maschio si avvicina al tronco, si ferma per alcuni istanti, afferra una pietra la scaglia contro l’albero. Un comportamento insolito che non sarebbe però casuale: individuati altri alberi con simili caratteristiche, Kehoe e colleghi hanno osservato comportamenti analoghi in individui appartenenti a gruppi distinti e, successivamente, anche in gruppi che vivono nei territori della Guinea-Bissau, in Liberia e nella Repubblica della Costa D’Avorio, anche se mai più ad est di queste aree.
Escluso che vi sia un nesso con la ricerca di cibo, secondo alcuni ricercatori coinvolti nella ricerca potrebbe plausibilmente trattarsi di “prove di forza” utili a stabilire il proprio status nella comunità. Un gesto di autoaffermazione dei maschi, che sfrutterebbe il fragoroso rumore emesso dai tronchi quando questi vengono colpiti da un sasso, laddove mancano alberi con radici esposte, utilizzate solitamente a questo scopo dai primati, che le percuotono con mani e piedi in quanto il suono prodotto in questo modo viaggia più lontano di un semplice verso di scimpanzé. Tuttavia, osserva Kehoe, in molti tronchi, in particolare quelli cavi, sono stati trovati pieni di sassi, sempre collocati dagli scimpanzé. Una interpretazione alernativa, spiega la ricercatrice, vede in questi comportamenti un nesso con pratiche del nostro passato (segnare passaggi e territori con pile di sassi, ad esempio, è stato un passo importante nell’evoluzione umana) e con un comportamento che si ritiene precipuamente umano: la pratica di rituali e la frequentazione di luoghi simbolici.
Riferimenti: Scientific Reports doi: 10.1038/srep22219
Credits immagine: Hannah Jane/Flickr CC
“Nel profondo della foresta di Gombe c’è una spettacolare cascata. Talvolta, mentre gli scimpanzé si avvicinano e il rombo dell’acqua che cade si fa più intenso, il loro passo si affretta, i peli si rizzano dall’eccitazione. Quando raggiungono il corso d’acqua mettono in atto scene magnifiche, alzandosi in piedi, ondeggiando ritmicamente da un piede all’altro, sbattendo le zampe nell’acqua bassa e in corsa, raccogliendo e lanciando grosse pietre. A volte salgono sulle liane che penzolano dall’alto e fanno l’altalena fra gli spruzzi dell’acqua che cade. Questa “danza della cascata” può durare dieci o quindici minuti, dopodiché può accadere che uno scimpanzé si sieda su una roccia, con gli occhi che seguono il percorso dell’acqua. Che cos’è, quest’acqua? Continua ad arrivare, continua ad allontanarsi, eppure c’è sempre.
Probabilmente gli scimpanzé provano un’emozione simile a una meraviglia o ad un riverente rispetto. Se hanno un linguaggio parlato, se possono discutere delle emozioni che innescano queste magnifiche scene, ciò significa che hanno una religione animistica “primitiva”.
La cascata è sempre stato il luogo più spirituale di Gombe, e ora sappiamo che era considerata un luogo sacro dal popolo che vi viveva un tempo, un luogo in cui gli uomini-medicina eseguivano cerimonie una volta all’anno. Mi chiedo se non abbiano mai osservato, come rapiti, le danze selvagge degli scimpanzé.” Jane Goodall