Gli ologrammi per il futuro dei Google glass?

Avanzati ologrammi che vanno ad integrare la tecnologia della realtà aumentata. È questo quello che Google potrebbe avere in programma per resuscitare i Google Glass. Il condizionale è d’obbligo, perché ancora non è certo. Eppure il colosso del web ha recentemente brevettato un’applicazione che ha proprio a che fare con gli ologrammi, e che sarebbe adatta per essere integrata in dispositivi indossabili sulla testa.

Nella domanda depositata, gli inventori Evan Richards e John Perreault parlano di un apparato ottico che contiene elementi in grado di visualizzare e proiettare ologrammi. Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di una piattaforma hardware per il contenuto di realtà aumentata di Magic Leap, una startup statunitense a cui Google ha contribuito con oltre 540 milioni di dollari di finanziamenti.

Ma in che cosa consiste, di fatto, il brevetto? Come spiega Techxplore, si tratta della tecnologia necessaria a sovraimporre alla nostra normale visuale immagini generate al computer, questo ovviamente indossando speciali occhiali. Questo permette a Google di creare un headset in grado di proiettare immagini nel mondo come lo osserviamo attraverso le lenti, in modo non troppo diverso dalle HoloLens della Microsoft (un vero e proprio computer, contenente Windows 10, sotto forma di un headset indossabile dal peso di 0,4 kg).

Ma la tecnologia non è limitata alle immagini: alcuni tipi di display potrebbero infatti essere in grado di sovraimporre una vera e propria Cgi (computer-generated imagery, la tecnologia 3D utilizzata per la resa degli effetti speciali in film e serie tv) al mondo osservato dagli utenti.

Big G non si è sbilanciato, affermando che non è detto che i brevetti registrati dalla compagnia si trasformino, in seguito, in prodotti e servizi. Tuttavia, anche se il brevetto non diventerà realtà nel vicino futuro, esso sicuramente indica un crescente interesse nella tecnologia della realtà aumentata indossabile.

Riferimenti: US Patent & Trademark Office

Credits immagine: Tim Reckmann/Flickr CC

 

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