Gli squali bianchi, quantomeno gli esemplari più giovani appartenenti a questa specie (Carcharodon carcharias), non sembrano trovare gli esseri umani particolarmente appetitosi. A rivelarlo sono i risultati di uno studio pubblicato su Plos One, per il quale un gruppo di ricercatori del dipartimento di scienze biologiche della California State University (Stati Uniti) ha monitorato, per circa due anni e attraverso l’utilizzo di droni aerei, diverse località balneari della California meridionale. Le osservazioni rivelano che gli individui giovani nuotano nelle stesse acque di alcuni assidui frequentatori del mare, come appassionati di surf e stand up paddle o semplici nuotatori. Ciononostante, i casi di attacco agli umani sono estremamente rari.
Gli squali? Funzionalmente estinti nelle barriere coralline
Lo studio
Da gennaio 2019 a marzo 2021 il gruppo di ricercatori ha monitorato mensilmente 26 località balneari della California meridionale, per un totale di 1644 rilievi effettuati grazie all’utilizzo di droni aerei. Durante questo periodo sono stati osservati 1204 esemplari di squali bianchi giovani, definiti “Juvenile White Sharks” (Jws) nello studio. Questi animali, le cui dimensioni possono variare da 1,5 a 3 metri di lunghezza, si aggreganospesso a formare gruppi che si stanziano nelle acque relativamente vicine alla costa – di solito entro i 500 metri – probabilmente per trovare rifugio dai predatori più grandi, come le orche o gli stessi squali bianchi adulti, e sfruttare le condizioni favorevoli tipiche delle acque poco profonde: come la temperatura più alta e l’abbondanza di piccole prede di cui potersi nutrire. Durante le analisi dei video ottenuti con i sorvoli, sottolineano gli autori nel testo dell’articolo, gli squali sono stati conteggiati come singoli individui solo se potevano essere distinti senza dubbio da altri esemplari grazie a specifiche caratteristiche fisiche, come ad esempio la presenza di particolari cicatrici, visibili differenze nelle loro dimensioni e così via. Nonostante l’elevata frequenza di incontri (per la maggior parte inconsapevoli) rilevata fra esseri umani e squali durante il periodo di monitoraggio, in tutta la California meridionale, e in particolare in uno dei due principali siti di aggregazione per gli squali, è stato registrato un solo potenziale caso di morso non provocato, cioè a seguito di interazione non volontariamente ricercata da parte della persona aggredita.
Prede troppo grandi
È probabile che gli attacchi siano così rari, spiegano gli autori, perché gli individui giovani preferiscono cibarsi di prede più piccole: in pratica, noi umani siamo “pesci” troppo grossi per questi individui di dimensioni relativamente piccole. Ma, lo ricordiamo, anche i morsi da parte di squali adulti sono molto rari: nel 2022 sono stati confermati 57 morsi non provocati di squalo in tutto il mondo. “In definitiva – concludono gli autori – altri studi di questo tipo effettuati in altre località potrebbero fornire i dati necessari per valutare il rischio effettivo relativo agli squali, eliminando così potenzialmente la necessità di misure di controllo o di mitigazione che potrebbero rivelarsi dannose per altri animali selvatici e per l’ecosistema”.
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Crediti immagine: Oleksandr Sushko / Unsplash