Lo spessore medio della crosta della Luna sarebbe di soli 30 chilometri. Ovvero appena la metà di quanto creduto fino a poco tempo fa. A suggerirlo è l’analisi dei primi dati raccolti dalla missione Gravity Recovery and Interior Laboratory (Grail, vedi Galileo) della Nasa, presentata durante un seminario presso l’Harvard – Smithsonian Center for Astrophysics, in Massachusetts. Maria Zuber, planetologa del MIT e responsabile scientifica del progetto, ha così anticipato alcuni dei risultati che saranno resi pubblici da parte dell’agenzia spaziale americana solo nelle prossime settimane. Molti dei quali in contraddizione con le attuali conoscenze sul nostro satellite.
La missione Grail è stata progettata per studiare la struttura interna della Luna, dalla crosta al nucleo, e comprendere la sua evoluzione nel tempo mediante la mappatura ad alta risoluzione del campo gravitazionale lunare. Per farlo la missione si avvale di due sonde, che dall’inizio del 2012 orbitano attorno al satellite, rilevando continuamente la loro distanza reciproca, per determinare piccole variazioni attribuibili a diversi valori di gravità. L’insieme di questi dati è quindi elaborato per estrapolare una mappa gravitazionale, evidenziando eventuali correlazioni con strutture topografiche o geologiche.
Durante la prima parte della missione, ormai conclusa, i due veicoli hanno volato a un’altezza di circa 55 chilometri; successivamente la loro orbita si è abbassata intorno ai venti chilometri. Come spiega infatti su Nature News Zuber, per ottenere una mappa dettagliata e accurata è necessario avvicinarsi il più possibile al suolo lunare.
L’analisi dei dati acquisiti dalle sonde tra marzo e giungo di quest’anno ha prodotto principalmente tre diversi risultati. Primo: la crosta lunare sarebbe spessa in media solo 30 chilometri, non 60 come suggerito inizialmente dalle missioni Apollo (anche se le stime successivamente hanno ridotto lo spessore a 45 km). Un dato da non sottovalutare, perché potrebbe dire molto sull’origine della Luna, ancora piuttosto dibattuta. Senza contare che la stessa anatomia lunare andrebbe rivista, dal momento che si pensa che la crosta lunare sia meno spessa nella faccia visibile che non in quella nascosta.
Ma le sonde Grail hanno anche scoperto una stretta correlazione tra i valori di gravità e la topografia lunare. Questo, spiegano gli scienziati, lascerebbe supporre un legame più forte tra gravità e crateri piuttosto che con le strutture interne del nostro satellite (anche se non è escluso che le successive analisi svelino la presenza di strutture di densità diversa al di sotto il suolo lunare). Infine le sonde della Nasa non hanno per ora trovato conferma all’ipotesi dell’esistenza di grandi e antichi bacini generati dall’impatto con asteroidi, che si dovrebbero trovarsi alla base dei crateri attualmente visibili.
Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature.2012.11419
Credits immagine: Gregory H. Revera/Wikipedia