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“Guarire dall’omeopatia”

di
Stefano Cagliano

Efficacia, innocuità, bassi costi: forse solo l’Acqua Santa potrebbe far di meglio. Qualunque cosa pensiate comunque, sono parole da prendere molto sul serio. E non solo perché sono comparse in un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’organizzazione collegata all’Onu che si occupa dei problemi della salute. Dolce e maliziosa, l’omeopatia continua a sedurre persone d’ogni genere, malati e camici bianchi, cuori latini e sensibilità teutoniche. Forse più colti che incolti, più ricchi che poveri, più chi sta in città che quanti spendono la vita in campagna. Ma il successo riguarda un po’ tutti, sedotti e renitenti, per varie ragioni. Innanzitutto, è un esempio della popolarità crescente delle medicine alternative. Delle cosiddette medicine alternative, così diverse da essere più alternative tra loro che alla medicina tradizionale. (…)

“La magia nera è quasi del tutto scomparsa mentre è sopravvissuta la magia bianca della medicina alternativa”, sostengono Petr Skrabanek e James McCormick nelle pagine di “Follie e inganni della medicina” (Marsilio, 1995). Più che sopravvissuta sembra in ottima salute. Persino parlare di popolarità rischia di essere ingeneroso. In qualche caso è già avvenuto il sorpasso della medicina tradizionale. Nel 1990 i cittadini statunitensi sono andati 425 milioni di volte a farsi visitare da professionisti delle terapie alternative mentre le visite dei medici tradizionali sono state 388 milioni, 37 milioni in meno. In Europa, le medicine alternative coprono il 60 per cento circa del mercato farmaceutico e sono usate dal 20 al 50 per cento della popolazione a seconda dei paesi. (…)

C’è chi si rivolge all’omeopatia stanco del rapporto anonimo e burocratico col medico tradizionale. Stanco di non essere ascoltato. Stanco di visite lampo, dove c’è spazio solo per richieste di esami o per ricette chilometriche. Stanco di ricevere come solo conforto i farmaci “di conforto” che – è stato fatto notare – confortano più i bilanci aziendali che il disagio di chi li prende. (…)

Ma alla base del successo dell’omeopatia e delle medicine alternative in genere c’è anche una delusione storica sul potere della medicina. Il bilancio delle sue magnifiche sorti e progressive esibito sino a qualche decennio fa andrebbe ritoccato per più voci se non, in qualche caso, rovesciato come un guanto. > suggerisce Dannie Abse in “I dilemmi della medicina” (Rizzoli 1968). Ma è un invito che raccolgono in pochi. I medici illusi non sentono il sonoro je accuse che lancia loro la Storia. Si limitano a guardare con sufficienza l’insipida omeopatia. (…)

La speranza alternativa
L’ottimismo terapeutico, antico e duro a morire, ha infettato anche l’opinione pubblica. La guarigione rapida è considerata un diritto, non una possibilità. Prescrivere medicine e promettere guarigioni facili quando si può solo informare la persona che non ci sono toccasana e rassicurarla sull’esito della malattia ha creato un’attesa di soddisfazione farmacologica. Ha alimentato l’illusione che per ogni malanno ci sia una soluzione chimica. Ma la promessa non mantenuta ha minato la fiducia nella medicina tradizionale, non l’attesa di un rimedio facile, facile anche per situazioni difficili. Ecco perché molti bussano alla porta dell’omeopatia che ha una soluzione per tutto o quasi. Una soluzione che tra l’altro “non fa male”. (…)

Perché si dovrebbe smettere di andare dove si sta meglio o, almeno, s’inizia a sperare? chiedono molti. La risposta è di una semplicità disarmante: perché non è detto che un’altra volta o con un’altra persona andrebbe allo stesso modo. Alla medicina dovremmo chiedere non miracoli una tantum, ma atti concreti dagli esiti prevedibili. Prevedibili in termini di probabilità. Atti ripetibili con le stesse probabilità di successo di fronte a quadri analoghi. Per questo occorre che la bontà di quegli atti sia stata provata e riprovata. Nel cercare soluzioni a problemi medici, che un dottore dica “Ho trovato” non può bastare come elemento di prova. Non è questione di buona fede, ma di possibilità di errore. Per preferire i “fiori di Bach” alla pratica ayurvedica di bersi le proprie urine non dovrebbe bastare che un’immagine primaverile è più seducente di un vespasiano. Servirebbe qualche prova di efficacia.. (…)

Omeopatia? Perché no
In sintesi, meglio tanta faziosità che tanta falsa indipendenza: questo è un libro sull’omeopatia ma anche contro l’omeopatia. E lo è per quattro ragioni. Primo, gli omeopati debbono ancora convincerci che un loro qualsiasi rimedio abbia un effetto curativo superiore a quello di un placebo, una pillola “finta” che agisce con la forza titanica ma imprevedibile della suggestione. Secondo, usare rimedi inutili nel rapporto medico-malato perpetua un vassallaggio psicologico nei confronti del medico in una fase in cui alla medicina tradizionale si rimprovera tra l’altro, e giustamente, un paternalismo anacronistico. Terzo, il ricorso alla medicina omeopatica rischia di privare la persona di terapie tradizionali collaudate e appropriate. Quarto, l’omeopatia si appella a principi scientifici a dir poco curiosi, principi che nessuno è riuscito ancora a dimostrare dopo due secoli, nonostante tanti sforzi e qualche passo falso.

Oggi, per le persone curiose del nuovo ma che non vogliono morire di omeopatia, c’è anche una terza possibilità, i medici che praticano un mix di omeopatia e medicina tradizionale, i fautori del part-time della scienza in medicina. Molti di loro, conformisti della salute sempre à la page, ieri davano medicine inutili convinti che fosse necessario dare qualcosa comunque. Oggi, di fronte all’eclissi della chimica e all’affermarsi del mito naturale, con la stessa scrupolosa ignoranza prescrivono antibiotici e Arsenicum. Predicano la tolleranza e praticano l’opportunismo. La loro etica rivoluzionaria è un mix di Abele e Caino. Quelli italiani in particolare sembrano aver letto le pagine della Tamaro ma equivocato sul contenuto: vanno dove li porta il portafoglio.

E’ stato detto che “I medici usano farmaci di cui sanno poco, per curare malattie di cui sanno meno, su organismi di cui non sanno nulla”. Forse un tantino di speranza in più è legittima e comunque dalla delusione attuale per tanti miracoli mancati della medicina si può uscire in due modi. O lungo strade come quella tracciata da Evidence based medicine, senza illusioni o infingimenti, oppure con soluzioni come l’omeopatia, seduttrice frigida dolce e maliziosa.

Brani tratti dall’introduzione di
“Guarire dall’omeopatia”
Stefano Cagliano, Marsilio, 1997
pp. 135, Lit. 18.000

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