Era nei programmi per il 2018 spaziale e per ora il risultato è stato portato a casa. Siamo arrivati su un asteroide. La missione giapponese Hayabusa2 è riuscita a sbarcare su Ryugu, un sasso di circa 1 km di diametro. Tecnicamente a farlo per ora sono stati due rover della missione della Jaxa (Rover-1A e Rover-1B, insieme a costituire MINERVA-II1), l’agenzia spaziale nipponica, entrati nella storia dell’esplorazione spaziale per essere stati i primi oggetti umani ad atterrare e muoversi su un asteroide (Philae della missione Rosetta, protagonista dello storico e rocambolesco accometaggio su 67P/Churyumov-Gerasimenko era un lander).
Hayabusa2 era arrivata dalle parti dell’asteroide alla fine di giugno, a tre anni e mezzo dal lancio, e dopo essere rimasta per qualche giorno a una ventina di km osservando Ryugu aveva cominciato le operazioni di avvicinamento che avrebbero anticipato la discesa dei rover. L’impresa da primato è stata immortalata in una serie di immagini, sfocate e poche definite, estremamente preziose per gli scienziati, che testimoniano discesa e atterraggio. Eccole.
This is a picture from MINERVA-II1. The color photo was captured by Rover-1A on September 21 around 13:08 JST, immediately after separation from the spacecraft. Hayabusa2 is top and Ryugu’s surface is below. The image is blurred because the rover is spinning. #asteroidlanding pic.twitter.com/CeeI5ZjgmM
— HAYABUSA2@JAXA (@haya2e_jaxa) September 22, 2018
This dynamic photo was captured by Rover-1A on September 22 at around 11:44 JST. It was taken on Ryugu’s surface during a hop. The left-half is the surface of Ryugu, while the white region on the right is due to sunlight. (Hayabusa2 Project) pic.twitter.com/IQLsFd4gJu
— HAYABUSA2@JAXA (@haya2e_jaxa) September 22, 2018
La missione giapponese però è lungi dall’essere conclusa. Lo sbarco dei rover non segna che un nuovo inizio del periodo di osservazione e studio dell’asteroide. A ottobre infatti il lander MASCOT a bordo della sonda madre dovrebbe raggiungere i due rover, e a seguire il prossimo anno anche lo Small Carry-on Impactor (SCI), un piccolo carico che creando un piccolo cratere su Ryugu si occuperà di studiarne la struttura interna e nel complesso di ottenere dati preziosi per far luce sull’origine e sull’evoluzione del Sistema solare. Ma la missione è famosa sopratutto perché non ambiva solo a raggiungere l’asteroide, ma anche ad avvicinarlo a tal punto da poterne prelevare dei campioni e riportarli a casa (grazie al cosiddetto Sampler horn, un piccolo cilindro posto sotto la sonda madre pronto ad entrare in azione per il touchdown), sulla Terra, in un viaggio di andata e ritorno che dovrebbe concludersi nel 2020. Sì, lo stesso obiettivo della missione OSIRIS-Rex della Nasa che dovrebbe riportare qualcosa a Terra per il 2023.
Riferimenti e immagini: Jaxa