Abbiamo, evolutivamente parlando, parenti vecchi di almeno 2,8 milioni di anni di cui ci è rimasto poco, ma abbastanza per farci un’idea di che aspetto avessero. La rivista Science annuncia infatti oggi che la più antica testimonianza, nota finora, di un rappresentante del genere Homo (il nostro) risale a un periodo compreso tra 2,8 e 2,75 milioni di anni fa. Si tratta di solo una mandibola con alcuni denti attaccati, ma è un reperto immensamente prezioso, come sottolinea Brian A. Villmoare della University of Nevada, tra i ricercatori che hanno condotto le analisi: “Nonostante una grande ricerca, fossili del genere Homo di età superiore a due milioni di anni fa sono alquanto rari. Ma avere un’idea della primissima fase di evoluzione del nostro genere è davvero eccitante”.
Dei nostri antichi parenti sappiamo anche di più però, grazie ad un altro studio che su Science accompagna la presentazione del più antico esemplare noto di Homo. Erin N. DiMaggio della Pennsylvania State University e colleghi hanno analizzato le caratteristiche geologiche del sito in cui è stato rinvenuto LD 350-1, scorprendo, racconta New Scientist, che questo antico Homo visse in un periodo interessato da notevoli cambiamenti climatici, quando foreste e corsi d’acqua cominciarono a lasciar spazio alla savana.