Winston Churchill, primo ministro britannico ai tempi della Seconda guerra mondiale, era noto anche per le sue abilità oratorie e per la sua maestria come storico e biografo, qualità che gli valsero il Nobel per la letteratura nel 1953. Un commento pubblicato sul settimanale Nature da Mario Livio, astrofisico e divulgatore scientifico, racconta di un Churchill inedito, che in un saggio recentemente riscoperto specula di nuovi mondi abitati, come uno scienziato moderno.
“Siamo soli nell’Universo” è stato scritto da Churchill tra il 1939 e il 1950 e mai pubblicato; conservato per decenni negli archivi del National Churchill Museum statunitense è stato riscoperto dal nuovo direttore e affidato alla valutazione scientifica di Mario Livio. “In un’epoca in cui i politici respingono la scienza, trovo di toccante ispirazione ricordare un leader così profondamente coinvolto da essa”, commenta Mario Livio.
Nelle undici pagine del saggio Churchill si esprime con linguaggio e atteggiamento critico proprio della scienza e anticipa molti argomenti dell’astrobiologia moderna: dall’idea che l’acqua liquida sia essenziale alla vita alla definizione di quella che oggi è chiamata “zona abitabile” intorno ad una stella, in cui le temperature superficiali di un pianeta roccioso, se presente, resterebbero sempre “tra pochi gradi sotto zero e il punto di ebollizione dell’acqua”. Spiega anche come un pianeta possa mantenere attorno a se’ un’atmosfera gassosa grazie alla gravità e, sulla base di queste considerazioni, conclude che nel nostro sistema solare solo Marte e Venere potrebbero ospitare la vita. Un’idea non nuova alla scienza (e alla letteratura) già all’epoca ma valutata da Churchill con rigore scientifico.
Churchill anticipa anche la possibilità di viaggi nello spazio verso la Luna, Venere, Marte e, decenni prima dell’inizio della caccia ai pianeti extrasolari abitabili, Churchill valuta l’ipotesi dell’esistenza nell’Universo di “un grande numero di pianeti delle dimensioni adatte a ritenere una qualche atmosfera e alla giusta distanza dal loro sole per mantenere una temperatura ottimale”.
I principi enunciati da Churchill sono ancora oggi le linee guida nella ricerca di esopianeti potenzialmente abitabili e di vita extraterrestre nelle lune di Saturno e Giove, e su Marte, dove la missione ExoMars è in cerca di tracce d’acqua e di composti organici,.
Churchill era un convinto fautore della ricerca scientifica e del progresso tecnologico, a beneficio della società. Negli anni del suo governo sostenne programmi di ricerca e sviluppo e fu anche il primo capo di governo inglese a farsi affiancare da un consulente scientifico, il fisico e amico Frederick Lindemann. Riformulando il commento conclusivo di Mario Livio, le idee di Churchill sul rapporto tra scienza e società dovrebbero essere di esempio per i leader politici moderni che, per convinzione o interesse, guardano alla scienza con sospetto e sfiducia.
Riferimenti: Nature