Ibm mette in discussione la supremazia quantistica di Sycamore di Google

supremazia
(foto via Pixabay)

C’era da aspettarsi che Ibm reagisse alla soffiata uscita dal rivale Google un mese fa della prima prova di un computer quantistico che batte un computer tradizionale. Ora però quella notizia è diventata ufficiale ed è appena uscita sulle pagine di Nature. La chiamano supremazia quantistica ed è la capacità di un processore quantistico di risolvere un calcolo che un computer tradizionale compierebbe in anni e anni. E sarebbe realtà: un articolo firmato dagli esperti di Google prima trapelato e oggi pubblicato afferma di aver risolto in pochi minuti con Sycamore, computer quantistico del colosso, un problema che il più potente dei computer tradizionali impiegherebbe a risolvere almeno 10mila anni. Ma il colosso Ibm non la pensa così e l’azienda, che sta proprio per presentare un suo nuovo processore quantistico, replica. Le schermaglie tra i due colossi continuano.

Prima facciamo un veloce passo indietro per capire meglio di cosa si parla. Un normale computer, anche il più potente, utilizza come unità di informazione i bit, entità binaria che assume il valore 1 o il valore 0 – per intenderci o passa corrente oppure no: è il flusso di corrente a portare informazione. L’idea del computer quantistico è invece quella di sfruttare il principio di sovrapposizione di stati che caratterizzano particelle come un elettrone o un fotone: per farla semplice, il fatto che la particelle possa trovarsi contemporaneamente in più stati differenti e con probabilità diverse. Un processore a qubit, elettrone o fotone, può perciò fare operazioni in parallelo e ha una potenza di calcolo smisuratamente superiore.

Due sono i punti chiave: la supremazia quantistica, quello di cui stavamo parlando, e il vantaggio quantistico. La capacità di sviluppare algoritmi per un tale computer è detta vantaggio quantistico. La supremazia quantistica è invece la capacità di un computer quantistico di battere un computer tradizionale, svolgendo in poco tempo un’operazione per la quale un computer normale si impegnerebbe in tempi irragionevoli.

Ora, la notizia bomba riporta che Sycamore abbia dimostrato che una sequenza di numeri casuali è realmente casuale, problema molto complesso, in soli 3 minuti e 20 secondi. Il processore quantistico di Google contiene 54 qubit ma, per il malfunzionamento di uno, ha lavorato al problema con 53 qubit. Secondo quanto scrivono gli autori su Nature il più potente computer esistente, il Summit di Ibm, nonostante sia capace di svolgere circa 200 milioni di miliardi di operazioni al secondo, impiegherebbe comunque 10mila anni per affrontare lo stesso problema. E da Google vedono questa possibilità come dimostrazione di supremazia quantistica.

Ma per i tecnici Ibm non è così. Per i ricercatori, infatti, Google non avrebbe considerato tutta la potenza del supercomputer Summit. Come precisano, sono numerose e complesse le tecniche per migliorare le prestazioni impiegate nella simulazione che rendono Summit capace di risolvere l’operazione in tempi ragionevoli. Anzi: Summit sarebbe in grado di farlo in due giorni e mezzo e con una precisione superiore. “Questa è di fatto una stima conservativa, nel peggiore dei casi: ci aspettiamo che con ulteriori rifiniture il tempo si riduca ulteriormente”, scrivono i ricercatori in un articolo sul sito di Ibm.

Dunque sarebbe il caso – dicono – di aspettare a parlare di supremazia. “L’esperimento di Google è una dimostrazione eccellente del progresso nei processori quantistici, ma non dovrebbe essere visto come prova che i computer quantistici siano supremi rispetto ai classici computer”. La corsa continua.

Via: Wired.it

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