È di nuovo quel periodo dell’anno. Quello in cui, in preparazione dei prestigiosi riconoscimenti che arriveranno da Stoccolma, si scaldano i motori con l’annuncio dei premi minori. Nella consueta cornice del Sanders Theatre della Harvard University è andata in scena la tradizionale irriverente premiazione degli IgNobel, gli ormai famosissimi premi alla scienza che “prima fa ridere poi fa pensare”. Scienza vera, beninteso, magari ovvia, buffa, curiosa. Ogni team premiato porta a casa una banconota da dieci bilioni di dollari dello Zimbabwe (fuori corso ormai da dieci anni). L’edizione di quest’anno è stata dedicata al tema della abitudini. E l’Italia, che porta a casa uno dei riconoscimenti, si è guadagnata l’onore degli IgNobel con una delle consuetudini alimentari che ci rende famosi nel mondo.
IgNobel per la medicina: quanto fa bene la pizza?
Guai a toccarcela, guai a imitarla. Lo sanno bene quelli degli Annals of Improbable Research, i promotori della kermesse, che hanno deciso di assegnare l’IgNobel della medicina a un team italo-olandese per “aver raccolto evidenze sul ruolo protettivo della pizza contro malattie e morte, ma solo se la pizza è fatta e mangiata in Italia”. A ricevere il riconoscimento è il team di Silvano Gallus dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano. Le ricerche di Gallus e colleghi, che risalgono ai primi anni del Duemila, mostravano come il consumo regolare di pizza fosse collegato a un minor rischio di tumori del tratto digestivo (ma non avrebbe avuto ruolo importanti sui tumori collegati agli ormoni sessuali) e infarto. Forse collegato al contenuto di alimenti con effetti benefici sulla salute, come pomodoro od olio di oliva, azzardavano allora gli scienziati, precisando come la pizza andasse considerata come un simbolo più in generale della dieta mediterranea e italiana. In effetti è nel Belpaese che i ricercatori hanno condotto i loro studi. Non immaginando di certo che un giorno li avrebbero portati sul palco del Sanders Theatre.
È proprio da Boston, dove è arrivato a ritirare il premio, che Gallus risponde a Wired: “Allora, insieme a Carlo La Vecchia e Cristina Bosetti, cominciammo per così dire un po’ per gioco, stupidi dal fatto che almeno a suo tempo la pizza pur essendo un alimento così diffuso, non era stata studiata a fondo – ricorda il ricercatore – e analizzammo i dati provenienti da studi caso-controllo condotti su moltissime persone, dell’ordine di migliaia, registrando per i consumatori abituali un rischio ridotto di infarto miocardico e tumori dell’apparato digerente, con risultati di entità che stupirono noi per primi”. Per esempio si osservò una riduzione notevole (dal 25 al 60% circa in alcuni casi) del rischio tumori per quelli orofaringei, all’esofago e al colon, ricorda lo scienziato: “Se avessimo avuto questi risultati con un frutto lo avremmo studiato a lungo”.
Gallus però ribadisce come il ruolo protettivo della pizza da loro identificato andasse visto come un indicatore di una dieta salutare. “Sì, è vero che la pizza contiene alcuni alimenti considerati protettivi, come appunto la salsa di pomodoro, e che almeno in passato era un alimento più semplice di quelli gourmet che si trovano oggi, e anche di dimensioni più ridotte, ma rimane soprattutto un indicatore della dieta mediterranea per cui ci sono tantissimi studi sugli effetti benefici”. Tanto che, per dar ragione al comitato degli IgNobel che lo ha voluto a Boston, Gallus ammette: “Se ripetessimo questi studi su altre popolazioni, dove la pizza è considerata diversamente come cibo e all’interno di schemi alimentari diversi, potremmo avere risultati molto diversi”. Largo dunque alla pizza in stile italiano, scherza Gallus.
IgNobel per la formazione medica: all’addestramento… animale
Come formare dei bravi chirurghi ortopedici? Karen Pryor e Theresa McKeon pensano che qualcosa possiamo impararlo anche dalle tecniche di addestramento animale. Il comitato dell’Improbable Research infatti ha assegnato il premio per la formazione medica “per aver utilizzato una semplice tecnica di addestramento animale – nota come ‘clicker training’ – per allenare i chirurghi a eseguire interventi di chirurgia ortopedica”.
La tecnica del clicker training tradizionalmente consiste nell’utilizzare uno strumento (clicker) per emettere un suono da associare ai comportamenti corretti dell’animale. Di fatto è una forma di addestramento basata sul rinforzo condizionato. Su Clinical Orthopaedics and Related Research i dettagli per i più curiosi.
IgNobel per la biologia: le blatte magnetizzate vive o morte sono diverse
È una ricerca che abbraccia ben quattro continenti quella da IgNobel in biologia e ha come protagonisti le blatte. Il team internazionale ha avuto il merito di “aver scoperto che le blatte magnetizzate morte si comportano diversamente dalle blatte magnetizzate vive”. Più nel dettaglio, a leggere le pagine della ricerca pubblicata lo scorso anno sulle pagine di Scientific Reports i ricercatori hanno sviluppato “un sistema per la misura del campo magnetico applicabile ai sistemi biologici a temperature fisiologiche…quando usato sulle blatte americane il metodo riesce a distinguere chiaramente tra insetti morti e vivi”.
Forse, ipotizzavano i ricercatori, tutto aveva a che far con dei cambiamenti che post-mortem che interessano il materiale intracellulare intorno alle particelle magnetiche. Le blatte, se non lo sapevate, sono capaci di magnetorecezione e possono percepire cambiamenti del campo magnetico.
IgNobel per l’anatomia alla studio dell’asimmetria termica dello scroto
No, non siete gli unici a esservi chiesti come varia la temperatura nello scroto dei postini francesi. Lo hanno fatto anche due ricercatori francesi, ormai più di dieci anni fa. Ma il comitato della ricerca improbabile ha scovato il loro studio e l’ha premiato per la categoria anatomia. Così Roger Mieusset e Bourras Bengoudifa guadagnano il riconoscimento per “aver misurato l’asimmetria della temperatura scrotale in postini francesi nudi e vestiti”. In realtà a ben leggere lo studio – condotto negli ambiti delle ricerche sulla spermatogenesi e la fertilità, va detto – sono stati coinvolti anche autisti di autobus (ignobilmente non menzionati).
I risultati mostrarono che le temperature dello scroto a destra e sinistra non sono simmetriche, a prescindere dalla posizione, dall’attività svolta e dai vestiti. Questa asimmetria termica, scrivevano allora i ricercatori, poteva contribuire a un’asimmetria anatomica nei genitali maschili ma poteva anche esserne anche il risultato.
IgNobel per la chimica: quanta saliva producono i bambini?
500 ml. A tanto equivale il volume salivare prodotto al giorno da un bambino di cinque anni. Per lo meno lo era nel 1995, quando un team di ricercatori giapponesi si dedicò all’impresa di misurarlo monitorando flusso salivare, tempo speso a mangiare, da svegli o a dormire da alcuni bambini. La categoria del premio assegnato è per la chimica.
IgNobel per l’ingegneria: la macchina cambia-pannolini e lava-bambini
“Cambiare i pannolini è un’arte che molti genitori o caregivers possono trovar difficile da fare o da svolgere a dovere”. È l’incipit di un brevetto finito dritto al Sanders Theatre, e ancor prima sul sito della Improbable Research. D’altronde era difficile che passasse inosservato. Iman Farahbakhsh ritira il premio per la categoria ingegneria per aver brevettato una macchina lava-bamini e cambia-pannolini. Simile nel disegno a una lavastoviglie, l’idea dell’iraniano Farahbakhsh, scrive nel brevetto, mira a colmare il bisogno di un cambia-pannolini e lava-bambini per ridurre gli inconvenienti legati al momento del cambio dei piccoli e contenere i consumi di acqua. La macchina in molte parti dovrebbe essere automatica così da evitare di toccare bambino e pannolini, a tutto beneficio della salubrità dell’ambiente.
IgNobel per l’economia: non tutte le banconote sono uguali per i batteri
I soldi, così come moltissimi oggetti di uso quotidiano, sono un ricettacolo di germi. Ma se volessimo concentrarci sui soldi, quali sono le banconote che trasmettono i batteri meglio di tutte le altre? Detto in altre parole: i soldi di quale paese sono i più pericolosi per trasmettere i batteri? Beh, banconote alla mano, la peggiore è il leu romeno.
La ricerca – che vince il premio per la sezione economia e si inserisce nel serio e preoccupante campo dell’antibiotico-resistenza – suggeriva come nel valutare il rischio di trasmissione di specie resistenti andasse considerata anche la carta di cui son fatte le banconote.
IgNobel per pace: analisi topografica del prurito e dei grattini
l riconoscimento per la pace va a un team sparso tra Regno Unito, Singapore, Arabia Saudita e Stati Uniti. Il merito di questa équipe internazionale è quello di aver studiato il piacere derivante dal grattarsi quando si ha prurito e di aver tentato di misurarlo, dal punto di vista “psicofisico e topografico”. Gli scienziati allora, era il 2012 quando lo studio venne pubblicato, scoprirono che non tutti i pruriti sono uguali per intensità né che grattarsi dà lo stesso piacere ovunque. Per esempio: grattarsi alla caviglia o nella schiena dà più piacere che farlo all’avambraccio.
IgNobel di psicologia: sorridere per finta fa bene lo stesso?
Fritz Strack per la Germania ha vinto il premio per la psicologia. Il motivo è sostanzialmente per aver scoperto che una sua scoperta non era vera. Andiamo con ordine: nel lontano 1988 Strack firma un paper in cui sostanzialmente si dice come tenere in bocca una penna e farlo nel modo che si stimolino i muscoli del sorriso amplifichi la reazione a stimoli emotivi e che il contrario valeva se i muscoli venivano inibiti. Un risultato che non è stato possibile però replicare, avrebbe ammesso quasi trent’anni dopo il ricercatore.
IgNobel per la fisica: perché i vombati fanno la cacca quadrata
Premio diffuso in più continenti anche per la fisica all’edizione 2019 degli IgNobel, assegnato ai ricercatori che si sono occupati di studiare come e perché i vombati, piccoli marsupiali originari dell’Australia, facciano la cacca quadrata (così vien meglio a loro impilarla e comunicare, se vi state chiedendo perché mai la facciano proprio quadrata). Agli esperti va il merito di aver capito che è l’origine del mistero va ricollegata alle particolari proprietà e strutture delle loro pareti intestinali.
Via: Wired.it
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