Non sono solo sei i passeggeri dello shuttle Endeavour, finalmente partito ieri dal Kennedy Space Center alla volta della Stazione spaziale internazionale. A bordo infatti, oltre agli astronauti della Nasa e al nostro Roberto Vittori,ci sono anche sei diversi tipi di microrganismi (tra cui uno soprannominato “Conan il batterio”), parte del Living Interplanetary Flight Experiment (Life) della Planetary Society, e un piccolo calamaretto, un esemplare di Sepiola atlantica per la precisione.
Obiettivo: dimostrare quali tipi di organismi, privi delle attrezzature degli astronauti, possono viaggiare nello Spazio e sopravvivere all’assenza di gravità e alle radiazioni, e verificare la validità dell’ipotesi della transpermia, secondo la quale la vita sulla Terra potrebbe essere arrivata attraverso meteoriti provenienti dalla superficie di altri pianeti come Marte e Venere.
Quella a bordo della navicella, più che una manciata di microrganismi, sembra una squadra di supereroi della Marvel. Il team è composto da estremofili come i terdigradi (soprannominati “orsi d’acqua”), piccolissimi invertebrati in grado di sopportare temperature vicine allo zero assoluto o, al contrario, ai 150°C; poi ci sono i batteri Deinococcus radiodurans (il nostro “Conan”) che possono sopravvivere anche se esposti a una radiazione di15mila Gy, gli archeobatteri Haloarcula marismortui che vivono a livelli di salinità insostenibili per qualunque altro organismo, e i cosiddetti mangiatori di fuoco, Pyrococcus furiosus, resistenti al calore. A chiudere questa sfilata di super poteri ci pensano alcuni esemplari di Cupriavidus metallidurans, bacillo responsabile della formazione di pepite d’oro, e di Bacillus subtilis: organismo modello in molti laboratori, è già stato portato nello Spazio diverse volte e fungerà da controllo.
Questa squadra ha fondamentalmente la funzione di apripista per progetti ben più ambiziosi del Life. La prossima missione, infatti, prevede di spedire un nutrito gruppetto di microrganismi su Phobos, la polverosa luna di Marte. A novembre, invece, un altro team di questo tipo partirà con destinazione Pianeta Rosso a bordo del Fobos-Grunt lander, per poi tornare a Terra nell’estate del 2014.
Certo e amaro è il destino che aspetta il povero calamaro: non è lui il vero oggetto dello studio, ma alcuni benefici batteri ospiti del suo organismo come i Vibrio fischeri, usati dal mollusco per generare luce. Gli scienziati della Nasa, infatti, vogliono verificare se a questi batteri buoni capiti quanto osservato in quelli cattivi: nelle condizioni estreme di temperatura e radiazioni, questi ultimi diventano ancora più nocivi. Quindi, una volta raggiunta la Stazione spaziale, il piccolo calamaro sarà colonizzato con i batteri esposti allo Spazio, ucciso e conservato per poter poi essere analizzato una volta di ritorno sulla Terra. Così anche lui andrà ad aggiungersi alla lunga lista di animali morti in missione, da Laika a oggi.
Riferimenti: wired.it