Il gusto amaro di uomini e scimpanzé

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La mutazione genetica che consente tanto agli uomini quanto agli scimpanzé di percepire il sapore dell’amaro è avvenuta in seguito alla separazione evolutiva delle due specie. Sarebbe cioè un evento accaduto indipendentemente e secondo modalità differenti. È quanto afferma uno studio condotto da vari ricercatori guidati da due genetisti dell’Università dello Utah e dell’Università di Washington, che ha meritato la copertina dell’ultimo numero di Nature.

Uomini e scimpanzé: un diverso gusto per l’amaro

La scoperta ribalta quanto aveva sostenuto il genetista Ronald Fisher negli anni Trenta, secondo il quale il fatto di condividere la medesima variante del gene responsabile della sensazione dell’amaro era una prova che esseri umani e scimpanzé avessero seguito una evoluzione comune. Ora gli scienziati americani hanno mostrato che la mutazione del gene è di gran lunga successiva alla differenziazione delle due specie.

Lo studio si è concentrato su uno dei geni responsabili del gusto dell’amaro, chiamato Ptc, grazie al quale gli esseri umani e le scimmie riescono ad avvertire le sostanze potenzialmente nocive. Il gene ha delle variazioni che lo rendono inefficiente in alcuni esemplari di entrambe le specie. Per esempio, nella nostra circa una persona su quattro non è in grado di percepirlo. Ora gli studiosi hanno scoperto che negli esseri umani e negli scimpanzé ciò è dovuto a punti differenti del gene stesso. Quindi la mutazione, hanno concluso gli scienziati, è successiva alla differenziazione fra esseri umani e scimpanzé. (m.cap.)

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