(INRCA) – La longevità attiva che si sposa con un ambito economico importante, come quello rurale, per dar vita a uno studio scientifico basato sul metodo montessoriano. Il punto verrà fatto nel convegno promosso dalla Regione Marche, nell’ambito delle iniziative del Psr e dall’Inrca. Relatori internazionali illustreranno le esperienze avviate all’estero, dove il metodo montessoriano, collegato alla cultura geriatrica, non è una novità. L’evento è stato presentato in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer.
“La Regione Marche è pioniera dell’agricoltura sociale – ha detto la vice presidente Anna Casini – Per le sperimentazioni avviate è presa come riferimento e rientra tra le cinque regioni presenti nell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura sociale istituito dal Ministero. Abbiamo lavorato sulla diffusione degli agrinido, sui progetti degli orti (orti scolastici, orticoltura urbana e penitenziaria), abbiamo dato vita alla longevità attiva in ambito rurale. Ora iniziamo a guardarci attorno, oltre le sperimentazioni avviate, per ricercare quei supporti scientifici necessari a sviluppare un welfare rurale virtuoso. Sono temi che non possono essere affrontati solo dal mondo agricolo”. L’Inrca, ha aggiunto il direttore generale Gianni Genga, “è interessata a definire un modello di agricoltura sociale integrato nella rete dei sevizi territoriali residenziali e semi residenziali. Il modello pionieristico promosso dalla Regione Marche è avviato, ma la sfida per l’Istituto è estenderlo, per accrescere l’accoglienza delle persone con fragilità cognitiva, facendo tesoro dell’esperienza maturata dai Paesi del Nord Europa”.
Il metodo montessoriano, nella cura dell’Alzheimer, “rappresenta un’opportunità per sperimentare nuovi approcci assistenziali ai malati che si affidano alle nostre strutture, ospedali, case di riposo e centri diurni – ha spiegato Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico Inrca – La prospettiva montessoriana, nota per richiedere la collaborazione attiva della persona, può ben integrarsi con il modello di accoglienza dell’impresa rurale che ha dimostrato, attraverso l’orticoltura e laboratori vari, di essere un luogo adatto a stimolare le capacità dell’anziano. È importante, infatti, organizzare attività che consentano di recuperare e mantenere le abilità fisiche e cognitive pregresse, anche attraverso semplici compiti quotidiani di cura dell’ambiente circostante”. Secondo il presidente della Fondazione Chiaravalle Montessori, Alfio Albani, “occorre legare l’umanesimo alla scienza, la settorialità non funziona più: come diceva Maria Montessori, Nel bambino c’è già tutto l’uomo, guardate l’uomo attraverso il bambino. Nell’ultimo decennio si è andato sempre più a delineare un rapporto funzionale tra i precetti montessoriani e l’assistenza ai pazienti affetti da demenza senile”. All’incontro con la stampa, presso Villa Gusso, erano presenti i relatori internazionali del convegno di domani. Per il professor Cameron Camp (Usa), è necessario creare una prospettiva che si orienti al futuro in maniera non ideologica, ma pratica: “Una visione montessoriana della demenza, dove l’esperienza acquisita dall’anziano non venga dispersa”. Erkes Jerome (Francia) ha rimarcato che “occorre guardare al mondo con gli occhi degli anziani: non siamo ancora formati a questa visione quando parliamo di loro. Siamo più orientati ai loro problemi, piuttosto che alle loro abilità”.