Un mondo globalizzato, ovvero accessibile da tutti gli angoli della Terra. Via web. Eppure, su una popolazione di sei miliardi di abitanti, i navigatori sono meno del 5 per cento: circa 300 milioni sono infatti le persone che hanno garantito un accesso a Internet. A stabilirlo è il rapporto “Vital Signs 2000” del Worldwatch Institute che fotografa un panorama mondiale segnato da forti disparità: economiche, sociali e ora anche digitali. Se negli Stati Uniti il 40 per cento della popolazione è online già da alcuni anni, molte zone del pianeta sono invece tagliate fuori dalla rete: l’87 per cento dei navigatori vive infatti nei Paesi industrializzati mentre i “surfers” cinesi, indiani e africani, insieme, formano meno dell’1 per cento del popolo di Internet. E il divario sembra aumentare di anno in anno. Il numero dei navigatori non è insomma distribuito uniformemente sul globo e diventa anzi indice della ricchezza di un Paese. Come sostiene Michael Renner, uno degli autori del rapporto, il problema è però più generale: “esistono enormi disparità tra le popolazioni mondiali, in termini di ricchezza, opportunità e prospettive di sopravvivenza”. E Internet non sembrare colmare questo gap. Anzi. (m.mi.)