Anche il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) dovrebbe essere aggiunto alla lista di animali inclusi nell’Us Endangered Species Act (la lista delle specie a rischio del governo statunitense): lo sostiene uno studio condotto da Stephanie Jenouvrier, biologa del Woods Hole Oceanographic Institution, con la collaborazione di centri di ricerca del calibro delNational Center for Atmospheric Research e delCooperative Institute for Research in Environmental Sciences.
I pinguini imperatore, i più grandi uccelli appartenenti alla famiglia dei pinguini, sono estremamente sensibili ai cambiamenti nella concentrazione di ghiaccio marino (noto anche come banchisa). Nello studio, i ricercatori hanno analizzato la popolazione globale di questa specie, tenendo in considerazione i livelli di ghiaccio attuali e quelli previsti per il futuro, e hanno determinato che tutte le colonie esistenti al momento subiranno un declino (per alcune di oltre il 50% degli esemplari) entro la fine del secolo, a causa dei cambiamenti climatici.
La base della ricerca è uno studio intensivo, durato quasi 50 anni, delle colonie dei pinguini imperatore nella Terre Adelie, una zona nella parte orientale dell’Antartide, finanziata dalFrench Polar Institute e dal Zone Atelier Antarctique. Ogni anno, gruppi di ricercatori si sono recati in Antartide per raccogliere campioni biologici e studiare la crescita e la diminuzione delle popolazioni di pinguini, oltre che per osservare le loro abitudini di accoppiamento, ricerca di cibo e deposizione di uova.
“Studi di questa durata hanno un valore inestimabile per misurare la risposta ai cambiamenti dei livello di ghiaccio marino” ha spiegato Jenouvrier, “Ci aiutano a capire che ruolo gioca il ghiaccio nel ciclo vitale dei pinguini. I nostri modelli tengono in considerazione gli effetti causati sia da un eccesso che da un difetto di ghiaccio nella zona abitata dalla colonia.”
Jenouvrier ha anche aggiunto che il ruolo del ghiaccio marino nella vita dei pinguini è assai complicato: troppo ghiaccio infatti equivale a spedizioni di caccia più lunghe per gli esemplari adulti, che devono allontanarsi e procurare cibo per i piccoli; troppo poco ghiaccio, d’altro canto, riduce l’habitat del krill, una fonte di cibo essenziale per questi animali.
Riferimenti: Nature Climate Change doi: 10.1038/nclimate2280
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