C’era una volta, 160 milioni di anni fa, nella lontana Cina giurassica, un piccolo toporagno. Il suo nome è Juramaia sinensis ed è la nostra “bisnonna”. Il suo ritrovamento nella provincia di Liaoning, nel Nordest del paese, rappresenta una svolta straordinaria. Si tratterebbe, infatti, del più antico mammifero placentato mai scoperto: una vera e propria pietra miliare che stabilisce la data in cui i mammiferi euteri (come l’essere umano) si sono differenziati dalle altre classi di mammiferi: metateri (marsupiali come i canguri) e monotremi (ovipari come l’ornitorinco).
Il fossile pesa appena 15 grammi, ha un teschio incompleto e solo parte dello scheletro, ma la buona conservazione dei denti e delle ossa delle zampe anteriori fa supporre che si trattasse di uno scalatore, capace di nutrirsi degli invertebrati presenti sugli alberi. Inoltre, proprio il numero di molari e premolari e la struttura minuta degli arti sono le caratteristiche che più lo separano dai marsupiali, avvicinandolo ai mammiferi viventi ancora oggi.
Zhe-Xi Luo, del Carnegie Museum of Natural History, autore dello studio pubblicato su Nature, spiega come i metodi di datazione basati sul Dna, che permettono di calcolare i tempi di evoluzione attraverso un “orologio molecolare”, avevano già fissato la comparsa degli euteri a 160 milioni di anni fa. Ciò che mancava era la testimonianza di un fossile che lo comprovasse. Fino ad oggi, infatti, il più antico mai ritrovato aveva 125 milioni di anni. Juramaia (che significa “madre giurassica della Cina”), ha permesso di colmare questa lacuna lunga circa 30 milioni di anni.
Stabilire la data della divergenza evolutiva tra vari classi di animali è una tra le informazioni più importanti che uno scienziato evoluzionista possa possedere. Come spiega Jhon Hunter della Ohio State University, un simile dato è in grado di spianare la strada a numerose altre scoperte: “Il ritrovamento di mammiferi euteri di 160 milioni di anni fa sperare nel ritrovamento di fossili di mammiferi metateri altrettanto antichi”.
Infine questa scoperta aiuta a comprendere ancora meglio quali caratteristiche di adattamento abbiano aiutato i nuovi euteri a sopravvivere nel difficile ambiente giurassico. Conclude infatti Lou:“ Il successo evolutivo dei placentati è stato garantito dal loro adeguamento alle nicchie degli alberi, diversamente dagli altri mammiferi loro contemporanei che abitavano esclusivamente il terreno”.
Riferimento: doi:10.1038/nature10291
Credit immagine: Zhe-Xi Luo / Carnegie Museum of Natural History