Negli ultimi anni si continuano ad effettuare sempre nuove scoperte sull’effetto placebo, il misterioso fenomeno per cui un composto completamente inefficace può avere comunque degli effetti positivi se chi lo assume crede nella sua utilità. Si sa per esempio quali zone del cervello sono responsabili di questo meccanismo, che il costo presunto del placebo può influenzare il suo effetto, e che il fenomeno è probabilmente alla base della presunta efficacia di molti tipi di medicine alternative, come l’omeopatia. Oggi un studio della University of Colorado di Boulder ne mette in luce una nuova caratteristica, piuttosto inattesa: l’effetto placebo può continuare a funzionare anche quando scopriamo che il farmaco che stiamo assumendo non ha in realtà alcuna efficacia.
“Stiamo ancora imparando molto sui principali ingredienti dell’effetto placebo”, spiega Tor Wager, coordinatore della ricerca pubblicata sul Journal of Pain. “Quello che pensiamo al momento è che richieda due elementi, cioè che si creda nell’efficacia del trattamento e che si facciano delle esperienze che confermino queste credenze. Queste esperienze fanno sì che il cervello impari a rispondere al trattamento come se fosse un evento reale, e quando questo apprendimento è avvenuto, il tuo cervello può continuare a rispondere al placebo anche se non credi più nella sua efficacia”.
Quello studiato dal team di Wager non è dunque l’effetto placebo nel senso più classico, perché nel loro esperimento i ricercatori hanno fornito delle false esperienze ai partecipanti per consolidare gli effetti del trattamento in esame. Nello studio, a un gruppo di volontari è stato applicato su un braccio un dispositivo pensato per emettere una quantità di calore sufficiente a provocare dolore senza arrivare però a bruciare la pelle. A metà del trattamento i ricercatori fornivano un finto gel analgesico (in realtà semplice vaselina) e abbassavano all’insaputa dei partecipanti la temperatura del dispositivo, generando così un finto sollievo dal dolore.
Dopo un certo numero di sedute, i partecipanti sono stati informati che il gel non era un farmaco ma un semplice placebo, e i ricercatori hanno quindi verificato se la sua applicazione continuasse a generare l’effetto analgesico, ovviamente questa volta senza abbassare la temperatura del dispositivo. I risultati hanno dimostrato che dopo un periodo di condizionamento di almeno quattro settimane, scoprire che il gel era semplice vaselina non diminuiva la sua efficacia analgesica.
Secondo i ricercatori, la scoperta potrebbe aiutare a sviluppare terapie per aiutare pazienti in trattamento con antidolorifici che danno forte dipendenza, che potrebbero essere portati a sospendere i farmaci utilizzando un placebo, il cui effetto, alla luce della nuova scoperta, potrebbe continuare anche mettendoli al corrente della sua reale natura.
Come abbiamo detto, quello studiato dai ricercatori è però un tipo particolare di effetto placebo, e non è quindi scontato che i risultati siano generalizzabili a tutte le forme di effetto placebo. “Sappiamo che i placebo inducono il rilascio di sostanze antidolorifiche nel cervello – chiarisce Scott Schafer, uno dei coatori della ricerca – ma non è ancora chiaro se questo effetto placebo che non dipende dalle aspettative del soggetto utilizzi gli stessi meccanismi di quello normale a livello del sistema nervoso”.
Via: Wired.it
Credits immagine: Steve Smith/Flickr CC