L’arma segreta del Drago di Komodo (Varanus komodoensis) non è la potenza del morso, ma del più complesso sistema di ghiandole velenose che si conosca tra i rettili viventi. Lo ha scoperto l’equipe di Bryan Fry dell’Università di Melbourne che ne dà notizia dalle pagine online di Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), smentendo la teoria – finora ampiamente accettata – che le prede morissero a causa di una setticemia provocata da un batterio presente nella bocca del varano.
I ricercatori si sono serviti della risonanza magnetica per immagini per individuare le piccole ghiandole velenifere; successivamente ne hanno prelevate alcune da un esemplare in fin di vita dello zoo di Singapore. Analizzando le molecole, gli studiosi hanno trovato diverse tossine ed esaminato gli effetti del veleno, simili a quelli dell’eloderma (un rettile che vive in Arizona) e di altri tipi di lucertole: grazie ad un calo consistente della pressione sanguigna, provocato da un progressivo dilatamento dei vasi, la vittima si debilita, mentre alcune delle tossine favoriscono la perdita di sangue.
Fry ha anche dimostrato che il morso del drago è in realtà più debole di quanto si pensasse. Fondamentale è piuttosto l’arsenale di 60 denti seghettati che facilitano la penetrazione del veleno. (t.g.)
Riferimento: Doi: 10.1073/ pnas. 0810883106