Nessuno griderebbe allo scandalo, nessuno denuncerebbe l’offesa al pudore e nessuno invocherebbe il codice penale per i loro “atti osceni in luogo pubblico”. Agli animali, si sa, è permesso avere rapporti sessuali alla luce del sole e sotto gli occhi, più o meno interessati, dei loro compagni. Non tutti, però, approfittano della licenza “libertina” concessa dalla natura. Molte specie preferiscono appartarsi, eludere gli sguardi degli spettatori, sparire per il tempo necessario e poi ripresentarsi in gruppo a cose fatte. I macachi dalla coda lunga (Macaca fascicularis), per esempio, si comportano come la maggior parte degli umani: difendono la loro intimità. Il privato resta privato, soprattutto se si tratta di sesso.
Agli scienziati che hanno osservato per cinque mesi le abitudini di 27 macachi ospiti del Centro di Ricerche sui primati di Rijwsijk, nei Paesi Bassi, questa “ossessione” per la riservatezza è sembrata però strana. Promiscui, come molte altre scimmie, i macachi sono decisamente più inibiti in pubblico. Viene quindi da chiedersi perché preferiscano nascondersi.
La risposta che danno i primatologi su Behavioral Ecology and Sociobiology è abbastanza prevedibile: in questo modo evitano di venire aggrediti dai quei maschi o da quelle femmine smaniosi di rubare i partner agli altri per assicurarsi una prole più numerosa o semplicemente per ribadire le gerarchie. Non è un caso infatti che i maschi che si trovano ai gradini più bassi della scala sociale siano particolarmente bloccati nelle effusioni pubbliche dalla presenza dei maschi più “blasonati”. Il sesso, infatti, viene prudentemente evitato soprattutto se nei paraggi ci sono avversari temibili: non solo il maschio alfa, da cui è bene stare alla larga in qualunque caso, ma anche altri individui dominanti. La competizione tra maschi, infatti, a differenza di quanto accade per le femmine, è strettamente legata al rango.
Insomma, la predilezione per la privacy, che è tipica degli individui meno in vista (il maschio alfa è indifferente alla presenza o meno del pubblico), sembra nascere all’insegna del “non cerchiamo rogne”. Ma la questione su cui vale la pena soffermarsi più a lungo, avvertono i ricercatori, è un’altra. Si tratta di capire innanzitutto se la “fuitina” dei macachi venga in qualche misura pianificata dalla coppia o sia frutto di circostanze casuali. In altre parole: c’è una strategia tattica dietro la decisione di appartarsi? La domanda è cruciale perché ruota intorno alle abilità cognitive delle scimmie. Una cosa è ritenerle capaci di individuare il momento giusto per sfuggire agli occhi dei presenti e di mantenere all’interno della coppia il segreto dell’alcova, altra cosa è giudicarle passivamente in balia di eventi a loro favorevoli, come l’assenza di altri rivali, di cui però sarebbero inconsapevoli.
La verità è nel mezzo, secondo quanto riportato nello studio. I maschi non dominanti, che si trovano spesso ai confini del gruppo, lontano dalla mischia, approfitterebbero della loro solitudine socialmente consolidata per avere rapporti sessuali indisturbati. Sanno cioè trasformare la condizione in cui si trovano, per tutt’altro motivo, in un vantaggio. Opportunismo, suggerisce il vocabolario e confermano i ricercatori. Che è cosa ben diversa dal sapere architettare ben congegnate fughe d’amore.
Riferimenti: Behavioral Ecology and Sociobiology DOI 10.1007/s00265-012-1430-4
Credits immagine: Sakurai Midori/Wikipedia