Il colibrì torna a stupire i biologi: per anni hanno creduto che questo minuscolo pennuto succhiasse il nettare – suo unico alimento – attraverso il lungo becco grazie a un fenomeno di capillarità simile a quello riscontrato nelle comuni cannucce. Ma alcune nuove immagini dimostrano che a entrare in azione è un sistema sofisticato di lamelle disposte sui due lembi di una lingua biforcuta: una vera e propria trappola per fluidi.
Alejandro Rico Guevara, ornitologo della University of Connecticut ha osservato le fasi di nutrizione di 30 colibrì di dieci diverse specie filmandole con una videocamera capace di catturare fino a 2.400 fotogrammi al secondo.
Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato su Pnas, la lingua di questi volatili sfrutta principi biofisici ben diversi da quelli dell’assorbimento per capillarità. Infatti, quando il colibrì affonda il becco nella soluzione nettarina, le estremità biforcute della lingua ruotano sul proprio asse ed entrano in contatto tra loro, formando un tunnel di fitte lamelle flessibili. Quando la lingua si ritrae le lamelle si richiudono su loro stesse in appena un ventesimo di secondo intrappolando il nettare. Un sistema che permette ai colibrì di raccogliere – velocemente e senza alcun intervento da parte della muscolatura – piccole quantità di cibo anche dagli interstizi meno accessibili.
Riferimenti: Pnas doi: 10.1073/pnas.1016944108