Sembra proprio che il 1998 sia l’anno del decollo delle fonti rinnovabili in Italia. Con la pubblicazione nel mese di luglio del Libro Verde nazionale vengono infatti proposti gli obiettivi sul lungo periodo, in linea con l’indicazione di un raddoppio entro il 2010 della quota di fonti rinnovabili contenuta nel Libro Bianco della Comunità Europea del Novembre 1997.
Secondo queste previsioni, nel nostro paese dovranno essere realizzati impianti per 8.500 MW nel settore elettrico, si installeranno 3 milioni di metri quadrati di collettori solari per la produzione di calore e si dovranno produrre 2 milioni di tonnellate di biocarburanti. Si tratta di un progetto molto ambizioso che, se realizzato, comporterà investimenti per 40.000 miliardi di lire innescando la riconversione del nostro sistema energetico, che nei decenni successivi dovrà accelerarsi per garantire una sempre minore dipendenza dai combustibili fossili.
Ma è tutto lo scenario internazionale energetico che sta rapidamente cambiando per evitare preoccupanti alterazioni dei delicati equilibri climatici. Il vincolo di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica sta infatti provocando una rapida revisione delle politiche industriali, in particolare per le aziende operanti nel settore energetico. Le fonti energetiche rinnovabili, in questo contesto, sono destinate a giocare un ruolo molto significativo, come dimostrano alcune recenti notizie sul fronte delle multinazionali. La Shell ha deciso di investire 500 milioni di dollari nel campo delle varie forme di energia solare, la BP sta fortemente potenziando la sua presenza nel campo del fotovoltaico, la Enron è entrata con forza nel settore eolico e in quello solare.
Per fare in modo che anche in Italia si registri il cambiamento di attenzione già visibile in molti paesi occorre predisporre programmi ambiziosi ed efficaci strumenti d’intervento. Un primo passaggio formale si è avuto nel mese di luglio con la sigla di un Accordo di Programma che coinvolge ministeri, enti locali, Enel e produttori delle tecnologie al fine di creare le condizioni per l’installazione nei prossimi tre anni dei 2300 MW eolici, idroelettrici e da biomasse, autorizzati ai sensi del provvedimento Cip 6/92 ma che, a causa di una serie di ostacoli, finora erano rimasti solo sulla carta. In questo modo si dovrebbe accelerare la realizzazione degli impianti autorizzati entro il mese di giugno 1995, data dopo la quale i permessi sono stati bloccati per un eccesso di offerta di impianti.
Occorre poi predisporre le regole affinché si possa passare alla fase due, cioè al lancio di una nuova serie di impianti, con strumenti che favoriscano una riduzione dei costi attraverso l’innovazione tecnologica e l’ottimizzazione dei siti. Nel campo elettrico in particolare le scelte sono strettamente correlate alla riforma del mercato elettrico e alla ridefinizione delle tariffe.
Tra le soluzioni che si stanno studiando, una riguarda la predisposizione di bandi di gara per selezionare i nuovi impianti da installare. Questo approccio, che rimuove alcuni limiti del provvedimento Cip 6/92 perché stabilisce una graduatoria delle domande in base a una analisi costi-benefici, presenta comunque il rischio che diversi impianti non vengano realizzati, come dimostrano analoghe esperienze straniere.
D’altra parte, modulando opportunamente questo strumento si potrebbe favorire un coinvolgimento delle realtà locali, elemento fondamentale se si vuole garantire una penetrazione su larga scala di queste fonti diffuse sul territorio (molti degli aerogeneratori installati in Danimarca sono di proprietà di cooperative).Un altro approccio che potrebbe essere preso in considerazione è il cosiddetto “renewables portfolio standard”, e cioè l’obbligo per le compagnie che vogliono operare sul mercato elettrico di prevedere una quota progressivamente crescente di elettricità da fonti rinnovabili. Questa soluzione garantisce un deciso impegno delle società elettriche, ma al contempo rischia di dare loro un ruolo eccessivo.
Non va scartata, infine, la prospettiva del “green pricing” e cioè la possibilità di vendere elettricità da fonte rinnovabile a prezzi maggiori. In California, dove dal primo di aprile si è completamente liberalizzato il mercato elettrico, diverse compagnie per acquisire nuovi clienti ricorrono alla formula del marchio “green-e” e la Toyota ha firmato un contratto di utilizzo di elettricità prodotta al 100% da fonti rinnovabili. E’ possibile che tutti questi strumenti possano convivere, avendo comunque l’obbiettivo di raddoppiare la quota delle fonti rinnovabili utilizzata in Italia entro il 2010.
Restano scoperti da questi meccanismi due settori fondamentali, quello dei biocarburanti e quello del solare. Sul fronte dei combustibili provenienti da biomasse vegetali si sta pensando a soluzioni di tipo normativo che prevedano l’obbligo dell’impiego di una percentuale di biocombustibili nelle flotte di trasporto pubblico e in altre situazioni particolari, in modo da garantire anche un miglioramento della qualità dell’aria. Nel campo della produzione di biodiesel, a fronte di impianti con una potenzialità di circa 1 milione di tonnellate/anno, esiste il vincolo della quantità di biodiesel commercializzabile senza tasse, 125 mila tonnellate/anno, che dovrà essere progressivamente innalzato.Passando al settore del solare termico, si tratta di recuperare un ritardo storico che ha fatto passare l’Italia da primo produttore europeo nel 1980 agli attuali ultimi posti con circa 15.000 metri quadrati installati all’anno.
Alcuni progetti per consentire di raggiungere l’ambizioso traguardo dei 3 milioni di metri quadrati entro il 2010 sono già decollati, altri sono allo studio. In particolare è stato varato il programma “Comuni solarizzati” che prevede la realizzazione di impianti per complessivi 70.000 metri quadri su edifici pubblici degli enti locali dell’Italia centro-meridionale. Entro il mese di ottobre verranno selezionati 400 giovani che impareranno il mestiere dell’installatore solare con l’obiettivo di creare specifiche competenze, attualmente molto carenti.
Infine si sta lavorando anche nel campo del solare fotovoltaico, la tecnologia più interessante sul lungo termine per la possibilità di generare grandi quantità di elettricità pulita, anche se il suo contributo nel prossimo decennio sarà ancora marginale (300-500 MW in Italia). Si tratta di un settore in rapidissima evoluzione, in particolare nelle applicazioni dell’edilizia, con un incremento delle vendite su scala mondiale nel 1997 del 42% rispetto all’anno precedente.
Il Governo ha messo a punto due iniziative. La prima, nell’ambito di un accordo di programma tra il Ministero dell’Ambiente e il Cnr, è volta a mettere rapidamente le nostre industrie in grado di produrre componenti solari integrati per l’edilizia. Il secondo progetto riguarda la realizzazione nei prossimi 5 anni di 10.000 tetti e facciate solari per una potenza complessiva di 50 MW. Il programma, che vedrà una forte incentivazione pubblica, dovrebbe garantire un dimezzamento dei costi degli impianti fotovoltaici.
Insomma, le premesse per un rilancio delle fonti rinnovabili ci sono tutte, e questo proprio mentre il prezzo delle fonti fossili è sui livelli più bassi dallo scoppio della prima crisi energetica del 1973.
Non è infatti la limitatezza delle riserve di idrocarburi a preoccupare in questo momento, quanto la crescente consapevolezza dei danni che può comportare il cambiamento del clima. E i dati medi mondiali di temperatura del mese di luglio, che ancora una volta (come è successo in tutti gli ultimi 15 mesi) sono risultati i più elevati a partire dal 1880, sottolineano l’urgenza di una transizione verso un impiego su larga scala delle fonti rinnovabili.