Le quote rosa sono un’iniezione di ottimismo per le giovani donne e rafforzano le loro aspettative per il futuro. La prova arriva da un distretto rurale del Bengala Occidentale, in India. Nello stato asiatico, una legge del 1993 ha riservato posizioni di leadership alle donne nei consigli di un terzo dei villaggi. Una scelta che si è rivelata azzeccata, secondo quanto rivela su Science uno studio guidato da Lori Beaman, della Northwestern University (Illinois, Usa): la leadership femminile aumenta le ambizioni delle adolescenti in fatto di istruzione e di carriera, e porta anche le famiglie a coltivare più aspettative per il futuro delle figlie.
Le quote di genere sono una risposta sempre più diffusa alla sottorappresentazione delle donne in vari campi, dalla scienza alla politica, fino ai vertici aziendali in tutti i paesi del mondo. Circa 100 nazioni le hanno adottate in politica e dal 2006 la Norvegia è la prima nazione a prevedere una quota minima del 40 per cento di donne nei consigli di amministrazione delle aziende. L’obiettivo è ottenere effetti a lungo termine sul mercato del lavoro e un immediato impatto sul gender gap. Anche l’India si è adeguata e dal 1993 ha adottato le quote rosa prevedendo che in un terzo dei consigli dei villaggi, selezionati casualmente, solo le donne possano correre per il ruolo di consigliere capo o “Pradhan”. Da allora, la percentuale di leader locali donne è aumentata, passando da meno 5 per cento nel 1992 a oltre il 40 per cento nel 2000.
Ma quanto sono efficaci realmente le quote rosa? Per verificarlo, il team ha intervistato oltre 8.400 adolescenti (maschi e femmine) tra gli 11 e i 15 anni e i loro genitori in 495 diversi villaggi del distretto di Birbhum, a 200 chilometri da Calcutta, indagando le aspirazioni dei giovani – per esempio il grado di istruzione desiderato e l’eventuale occupazione – e le aspettative dei genitori per il loro futuro. I risultati parlano chiaro: nei villaggi con un leader donna, nominata per due turni consecutivi, il gender gap nelle ambizioni dei genitori è inferiore del 25 per cento rispetto a quello registrato nei villaggi che non riservano posti di potere alle donne. Allo stesso modo, il divario tra le aspirazioni dei ragazzi e quello delle ragazze per il proprio futuro è più basso del 32 per cento. Un buon risultato, che sembra influenzare anche i comportamenti quotidiani. Le giovani donne di questi villaggi, infatti, spendono più tempo tra i banchi di scuola, riducendo invece l’impegno nei lavori domestici e nei campi. “La riduzione del gender gap è interamente dovuta a un aumento delle aspirazioni femminili e non a una diminuzione di quelle dei maschi”, ha spiegato l’autrice. Insomma, le ragazze iniziano a credere e a investire di più su se stesse. I ricercatori sottolineano quindi la funzione di ‘modello’ della leadership femminile, che riesce a influenzare positivamente le giovani generazioni anche in assenza di cambiamenti reali: lo studio, infatti, non ha purtroppo rilevato alcun miglioramento effettivo delle infrastrutture scolastiche o delle possibilità di carriera per le donne.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1212382