Immaginate di mettere insieme le aree dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo e avrete un’idea di quanto suolo sia stato divorato dall’edilizia e dalle infrastrutture negli ultimi tre anni. Si parla di 720 km2 di terreno consumato, per un totale, a livello nazionale, di quasi 22000 km2 di suolo consumato nel 2012 (erano 21170 nel 2009 e 8700 negli anni Cinquanta). A snocciolare i dati sull’avanzata del cemento nel Belpaese è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che ha appena presentato, a Roma, il Rapporto sull’andamento del consumo di suolo in Italia dal 1956 al 2012.
Scopriamo così che il nostro è, ancora, un paese piuttosto veloce a perdere terreno (circa 8 m2 al secondo) e che le regioni dove si registra il maggior consumo di suolo sono la Lombardia e il Veneto (che registrano oltre il 10% della copertura artificiale), seguite da Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Marche (qui le tabelle per singole regioni). Per quel che riguarda i comuni invece quelli più cementificati sono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
Tutto questo non può ovviamente non avere che pesanti ripercussioni sull’ambiente. La cementificazione per l’ultimo triennio ha comportato l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2, con forti impatti sui cambiamenti climatici, ma non solo. L’aumento del consumo di suolo si traduce anche in una minore capacità dello stesso di ritenere l’acqua, così che negli ultimi tre anni abbiamo perso, per via dell’impermeabilizzazione del terreno, una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua, con tutti i rischi derivanti (vedi le alluvioni) e notevoli costi di gestione (pari a 500 milioni di euro per gli ultimi tre anni). Ma anche l’agricoltura ne risente: perdere suolo significa ridurre la quantità destinata alle coltivazioni e quindi aumentare le importazioni.
Di qui l’importanza del rapporto Ispra, perché per intervenire e bloccare la degradazione del terreno è prima necessario conoscere. Anche attraverso l’aiuto dei semplici cittadini, che possono oggi aiutare a mappare il consumo di suolo attraverso una app (inviando foto e coordinate delle nuove aree costruite alla rete di monitoraggio dell’Ispra).
“Difendere il suolo dalle aggressioni indiscriminate”, ha commentato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “significa tutelare non solo una risorsa economica strategica, ma anche proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico che, proprio a causa dell’uso dissennato del territorio, spesso ha conseguenze gravissime, soprattutto in termini di perdita di vite umane. Per questo il Rapporto dell’Ispra assume particolare rilievo; è la dimostrazione che in Italia esiste un sistema pubblico in grado di assicurare elevati standard di qualità nel monitoraggio dell’ambiente e di rendere disponibile una base informativa utile alla valutazione del fenomeno”.
Via: Wired.it
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