L’ indulto ha rimesso in libertà 25.563 detenuti e continuerà a far sentire i suoi effetti a un ritmo di 1.500 scarcerazioni al mese ancora per qualche anno. I dati, aggiornati al 31 gennaio, sono stati diffusi lunedì scorso da Associazione Antigone durante la presentazione del “Dossier indulto”. In attesa delle statistiche ufficiali del Ministero di Giustizia, che verranno rese note il 13 febbraio, è già possibile tirare delle somme: nessun incremento della criminalità, una percentuale di recidiva del dieci per cento, addirittura inferiore al periodo precedente all’atto di clemenza, una riduzione di un terzo della popolazione carceraria, che è arrivata a 39mila presenze. Ben al di sotto della soglia regolamentare di 43mila detenuti.
Per ora quindi la legge 241/06, con qualche riserva per i detenuti in misure alternative (solo 5.764 su 37mila hanno beneficiato dell’anticipata conclusione della pena) e gli stranieri (liberati solo 9mila su 20mila), ha tutto sommato realizzato il suo intento umanitario. Ma rischia di perdere credito sul piano giuridico. In assenza di riforme sostanziali del sistema penale infatti l’indulto potrebbe venire in futuro rimpianto come una perfetta occasione mancata. È questo infatti, sostiene Patrizio Gonnella di Antigone, il momento più adatto per intervenire con improrogabili provvedimenti: una seria riforma del codice penale, che riduca i reati e introduca sanzioni alternative al carcere; una riforma del sistema penitenziario; l’istituzione del difensore nazionale dei detenuti; il riconoscimento del diritto di voto anche a chi ha condanne penali e agli ex-detenuti; un nuovo ordinamento penitenziario per i minori e l’esclusione definitiva dal carcere dei bambini figli di madri detenute.
Ma le sorti delle nostre carceri sono legate soprattutto, prosegue Gonnella, a tre leggi varate dal precedente governo: la Bossi-Fini sull’immigrazione che manda in galera i clandestini, la Fini-Giovanardi sulle droghe che punisce severamente i consumatori, la ex Cirielli sulla recidiva che prevede considerevoli aumenti di pena per chi torna a delinquere. Se non verranno abrogate queste norme si ritornerà inevitabilmente alla situazione di partenza, quella che ha reso quasi obbligata la soluzione dell’indulto. (g.d.o.)