Come è messa l’Italia nella competizione tecnologica internazionale? La risposta contenuta nel quinto rapporto dell’Osservatorio Enea non è molto confortante. Il nostro Paese, nel periodo 2003-2005, malgrado la relativa ripresa dell’economia internazionale, ha subito una caduta della quota di mercato nei prodotti hi-tech al di sotto del 2 per cento. Si è così accentuato ulteriormente il divario tecnologico rispetto ai maggiori paesi europei.
Il rapporto ha rilevato uno scenario competitivo per i maggiori paesi industrializzati sempre più ampio, soprattutto per il processo di globalizzazione che è andato rafforzandosi negli ultimi cinque anni. Questo ha portato anche all’emersione di molti paesi asiatici che continuano a guadagnare una sempre maggiore considerazione internazionale. Anche per il produttore storico di hi-tech, gli Stati Uniti, il rapporto rivela un andamento negativo dei saldi commerciali nelle produzioni ad alta tecnologia. Il Giappone, invece, inizia ad attenuare le perdite degli anni passati e l’Europa conferma una ripresa da una situazione di profondo rosso degli anni novanta.
L’Unione Europea appare tuttavia come una somma di singoli paesi, ognuno con una sua dinamica e nella quale si delineano tre diverse aree: un’area nord-scandinava che ha fatto dello sviluppo tecnologico il proprio fattore di sviluppo, un’area centrale con le tradizionali potenze industriali che reggono i nuovi termini del confronto economico internazionale e un’area del sud, costituita da Portogallo, Spagna, Italia e Grecia, dove le trasformazioni tecnologiche incontrano difficoltà crescenti. Il trend negativo dell’Italia evidenziato dal rapporto costringe a considerare che solo attraverso un cambiamento profondo delle politiche della ricerca, dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo, l’alta tecnologia italiana potrà tornare competitiva nei mercati internazionali. (a.l.)