Una terapia antivirale potrebbe consentire ad alcune donne di superare la propria difficoltà ad avere un figlio. La causa dei loro problemi di infertilità, infatti, potrebbe essere rappresentata da un herpesvirus, della cui presenza queste donne neanche si accorgono. A ipotizzare l’associazione fra l’infertilità femminile e un’infezione virale è uno studio dell’Università di Ferrara, pubblicato sulla rivista Plos One.
Il lavoro è stato realizzato da un gruppo di ricerca coordinato da Roberta Rizzo, ricercatrice della sezione di microbiologia del dipartimento di scienze mediche, che da anni studia la riproduzione femminile da vari punti di vista, sia immunologici che infettivologici. I ricercatori, in questo caso, hanno esaminato a tutto tondo 30 donne con un’infertilità idiopatica, o da causa ignota, analizzando analizzando vari agenti patogeni. “È così – afferma Rizzo – che abbiamo trovato evidenza di infezione occulta con l’herpesvirus umano 6A (HHV-6A) nell’endometrio uterino del 43% di queste donne, ma non in un gruppo di controllo costituito da donne fertili”.
Il virus HHV-6A è ancora poco conosciuto dagli scienziati e si sta cercando di capire quale possa essere il suo ruolo nel causare malattie. Lo studio, dunque, ha rilevanza anche da un punto di vista virologico. “In realtà – spiega Rizzo – HHV-6 comprende due specie virali: HHV-6A e HHV-6B”. Del B si sa molto di più: è l’agente patogeno che causa la sesta malattia (una malattia pediatrica di lieve entità) e si sa che viene trasmesso attraverso la saliva.
Del 6A invece non si conosce neanche la frequenza reale nella popolazione. “Mentre per il 6B circa l’80% delle persone risulta sieropositivo al virus, per il 6A ancora non abbiamo queste informazioni, perché è difficilmente rilevabile”, continua Rizzo. “Tipicamente non si riesce a individuare a livello della saliva e nel sangue”. L’incertezza riguarda anche le vie di trasmissione. “Possiamo presumere che possano essere simili a quelle di 6B, ma ancora non abbiamo dati certi”, afferma l’esperta.
Gli scienziati hanno notato che i livelli di ormone estradiolo erano più alti nelle donne infertili con infezione da HHV-6A anche rispetto a quelli delle donne infertili negative al virus. Secondo i ricercatori, questa particolare condizione di produzione ormonale potrebbe in qualche modo scatenare l’infezione da HHV-6A. “Il fatto di trovare alti livelli di estradiolo – spiega Rizzo – è frequente nelle donne con infertilità. Tuttavia, livelli aumentati dell’ormone possono favorire le infezioni”.
Lo studio ha anche messo in evidenza il fatto che nelle donne affette da HHV-6A erano presenti alterazioni significative nelle secrezioni uterine di citochine, molecole che giocano un ruolo importante nel predisporre l’ambiente intrauterino all’impianto dell’uovo fecondato. “A oggi non abbiamo una conferma diretta – dice Rizzo – ma presumiamo che sia la presenza del virus o comunque l’assetto immunologico della donna in qualche modo a creare uno sbilanciamento di citochine a livello endometriale, che non favorisce l’impianto dell’embrione”. Come spiega infatti la ricercatrice, “si tratta di citochine antinfiammatorie. La condizione antinfiammatoria non favorisce l’impianto embrionale, quindi di sicuro queste citochine non favoriscono la ricettività dell’endometrio”.
Guardando al futuro, se l’associazione tra infertilità femminile e virus HHV-6A fosse confermata, questo aprirebbe la strada allo sviluppo di terapie antivirali che debellando il virus potrebbero riportare l’ambiente endometriale a essere più ricettivo nei confronti dell’impianto embrionale. In questo caso, si parlerebbe di utilizzare farmaci antivirali. “Si potrebbero sviluppare farmaci mirati su HHV-6 – spiega Rizzo – e semplicemente con questa terapia antivirale le donne potrebbero avere il vantaggio di seguire un trattamento non invasivo, evitando percorsi lunghi e impegnativi sotto il profilo fisico ed emotivo, oltreché economico, di procreazione medicalmente assistita”.
Tuttavia, come sostengono i ricercatori nel loro report, sono necessari ulteriori studi per confermare l’associazione tra il virus HHV-6A e questa infertilità idiopatica. Lo studio in questione è stato realizzato su un piccolo campione, ma sono in corso altre ricerche. “Abbiamo già incrementato la numerosità”, conclude Rizzo. “Siamo arrivati addirittura a un centinaio di donne infertili e altrettanti controlli, per cui la numerosità adesso è più consistente e abbiamo risultati sovrapponibili a quelli già identificati. Ovviamente aspettiamo conferma anche da altri gruppi”.
Riferimenti: Plos One