Inquinamento acustico, una minaccia per la salute cardiaca

Il rumore è diventato ormai un compagno tanto sgradito quanto inseparabile delle nostre vite, ma il fastidio potrebbe essere l’ultimo dei problemi. Ci sono infatti crescenti evidenze scientifiche che l’inquinamento acustico possa costituire una minaccia per la salute. Il rumore generato dal traffico aereo, in particolare, sembra avere un impatto negativo sulla salute del cuore. Una nuova conferma è arrivata da uno studio dell’Università di Cracovia (Polonia) presentato al Congresso della European Society of Cardiology, che si è appena concluso a Roma.

L’inquinamento acustico rappresenta un problema sempre più diffuso. Solo negli Stati Uniti si stima che circa 100 milioni di persone siano esposte a livelli di rumore “malsani”, mentre in Europa l’esposizione continuativa al rumore, come quello generato dal traffico automobilistico o aereo, è responsabile del 3% delle morti per cause cardiache , per un totale di 210.000 decessi evitabili.

La ricerca presentata all’Esc 2016 ha indagato proprio gli effetti del rumore aereo sui livelli di pressione sanguigna di chi abita nei pressi di aeroporti, nonché sulla prevalenza di ipertensione arteriosa e danni d’organo asintomatici come rigidità delle arterie, ipertrofia ventricolare sinistra e funzione diastolica. Lo studio, che è durato 3 anni, ha preso in esame 201 adulti di età compresa tra 40 e 65 anni: 101 risiedevano nei pressi di aeroporti esposti a oltre 60 dB di rumore, mentre il gruppo di controllo di 100 persone viveva in aree esposte a un livello di rumore inferiore ai 55 dB.

Ogni partecipante si è sottoposto a una serie di esami, tra cui la valutazione della pressione arteriosa dal braccio non dominante dopo un riposo di 10 minuti, la misurazione della rigidità arteriosa e della velocità delle pulsazioni a livello delle carotidi femorali, oltre all’ecocardiogramma e alla determinazione dell’indice di massa corporea.

I risultati hanno evidenziato che la pressione sanguigna misurata in ambulatorio era più alta nei soggetti esposti a oltre 60 dB rispetto al gruppo di controllo, con una prevalenza del 40% contro il 24%. Differenze sono emerse anche rispetto agli indicatori di danni d’organo asintomatici, che risultavano significativamente alterati tra un gruppo e l’altro. I ricercatori hanno potuto così dimostrare che l’esposizione a lungo termine al rumore del traffico aereo sia associata a valori pressori elevati e prevalenza di ipertensione arteriosa insieme a una maggiore incidenza di danni all’organo cardiaco.

Ma in che modo, esattamente, l’inquinamento acustico danneggia il cuore? “Il rumore cronico o eccessivo interferisce innalzando i livelli di ormoni dello stress come cortisolo, adrenalina e noradrenalina – ha spiegato Francesco Romeo, Direttore Cardiologia Policlinico Tor Vergata di Roma e presidente Sic (Società Italiana di Cardiologia) – che a loro volta influiscono a cascata sul sistema endocrino immunitario e su quello nervoso autonomo”.

Non è una novità che il rumore degli aerei o del traffico stradale, specie quello delle ore notturne, fosse in grado di aumentare il rischio di ipertensione arteriosa. La conferma, infatti, era già arrivata da uno studio svolto nei dintorni dell’aeroporto inglese di Heathrow che aveva evidenziato una correlazione tra gli alti livelli di rumore prodotto dagli aeromobili e un maggior numero di ricoveri ospedalieri e morti per ictus, e altre malattie cardiovascolari. Eppure una riduzione del rumore porterebbe benefici sostanziali, anche a livello economico. Si è stimato, infatti, che una riduzione anche di soli 5 dB potrebbe diminuire la prevalenza di ipertensione dell’1,4 % e di disturbi coronarici dell’1,8%, con un beneficio economico quantificato in 3,9 miliardi di dollari l’anno solo negli Stati Uniti. Forse non ha tutti i torti chi diceva che il silenzio è d’oro.

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