A livello mondiale l’inquinamento atmosferico causa circa 9 milioni di morti all’anno, più delle sigarette, che uccidono circa 7 milioni di persone nello stesso arco temporale. Ma un dato ancor più preoccupante forse è che a volte i numeri sulle vittime dello smog sono sottostimati: solo in Europa, per esempio, causa circa 790 mila morti all’anno: più del doppio di quanto creduto finora. Ad annunciarlo, sulle pagine dell’European Heart Journal, è lo studio di un team di ricercatori coordinato dall’Università di Mainz, in Germania. Servendosi di un nuovo metodo per calcolare gli effetti delle varie fonti di inquinamento sui tassi di mortalità, i ricercatori hanno osservato come l’inquinamento dell’aria provochi nel mondo circa 120 morti ogni 100mila persone. In Europa sono 133 le vittime per 100 mila persone, con una riduzione dell’aspettativa di vita media di circa 2,2 anni.
L’inquinamento atmosferico
I ricercatori si sono concentrati in particolare sui livelli di ozono e particelle inquinanti, note come particolato atmosferico Pm 2,5. Per le analisi, gli scienziati si sono serviti di un modello in cui sono stati inclusi i dati relativi i processi chimici atmosferici e il modo in cui interagiscono con le sostanze emesse da fonti naturali e artificiali, quali la produzione di energia, l’industria, il traffico e l’agricoltura. Accanto a questi i ricercatori hanno anche usato i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, relativi alla densità di popolazione, età, fattori di rischio per diverse malattie e cause di morte.
Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che a livello globale l’inquinamento atmosferico è responsabile di 120 morti all’anno per centomila abitanti. Ma non solo: in Europa e nell’Unione europea a 28 stati la cifra è risultata ancora più alta, rispettivamente di 133 e di 129 morti per 100 mila persone.
Dai dati è emerso che le morti per inquinamento atmosferico sono nel 40-80% casi dovute a malattie cardiovascolari, come infarti e ictus. “Ci sono ormai prove schiaccianti del legame tra malattie cardiovascolari e inquinamento atmosferico”, hanno spiegato i ricercatori. “Quest’ultimo provoca danni ai vasi sanguigni attraverso un aumento dello stress ossidativo, che porta a sua volta ad un aumento della pressione sanguigna, diabete, ictus, infarto e insufficienza cardiaca”.
La situazione nelle singole nazioni
Concentrandosi sui singoli Paesi, i ricercatori hanno scoperto che l’inquinamento atmosferico ha causato un tasso di mortalità di 154 vittime su 100 mila abitanti in Germania (con una riduzione di 2,4 anni nell’aspettativa di vita), 136 in Italia (corrispondenti a una riduzione dell’aspettativa di vita di 1,9 anni), 98 nel Regno Unito (meno 1,5 anni nell’aspettativa di vita) e 105 in Francia (pari a una riduzione dell’aspettativa di vita di 1,6 anni).
I tassi di mortalità in eccesso sono stati particolarmente alti nei paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria, Croazia, Romania e Ucraina, con oltre 200 vittime ogni anno per centomila abitanti. “L’elevato numero di morti extra causate dall’inquinamento atmosferico in Europa può essere spiegato dalla combinazione di scarsa qualità dell’aria e una elevata densità di popolazione”, ha spiegato il co-autore Jos Lelieveld, del Max-Plank Institute for Chemistry di Mainz, in Germania. “Sebbene l’inquinamento atmosferico nell’Europa dell’Est non sia molto peggiore di quello dell’Europa occidentale, il numero di morti in eccesso è stato più alto. Pensiamo che ciò possa essere spiegato da un’assistenza sanitaria migliore nell’Europa occidentale, dove l’aspettativa di vita è generalmente più alta”.
Verso un cambiamento delle linee guida sull’inquinamento atmosferico
Alla luce dei risultati, quindi, i ricercatori suggeriscono l’urgenza di intraprendere azioni più mirate per ridurre l’inquinamento atmosferico, invitando i governi ad abbassare gli attuali limiti dell’Ue dei livelli medi annuali di smog per adeguarsi alle linee guida dell’Oms. Le particelle di Pm 2,5, infatti, sono la causa principale delle malattie respiratorie e cardiovascolari. Oggi il limite medio annuo per il particolato nell’Unione europea è di 25 microgrammi per metro cubo, ben 2,5 volte superiore alla soglia delle linee guide dell’Oms, che impongono invece il limite di 10 microgrammi per metro cubo. “L’attuale limite europeo dovrebbe essere adattato a quello dell’Oms. Molti altri paesi, come il Canada, gli Stati Uniti e l’Australia fanno riferimento alle linee guida dell’Oms e presto nuove prove scientifiche potrebbero portare a un ulteriore abbassamento”, hanno evidenziato i ricercatori.
Fonti di energia e agricoltura
Poiché la maggior parte del particolato e di altri inquinanti atmosferici in Europa provengono dai combustibili fossili, concludono i ricercatori, si dovrebbe passare rapidamente ad altre fonti per generare energia. “Dobbiamo pensare che quando utilizziamo energia rinnovabile, non rispettiamo solamente l’accordo di Parigi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma potremmo anche ridurre i tassi di mortalità legati all’inquinamento atmosferico fino al 55%”.
Ma non solo: secondo i ricercatori per migliorare la qualità dell’aria bisognerebbe concentrarsi anche sull’agricoltura. “Per esempio, in Germania l’agricoltura genera circa il 45% di Pm 2,5 nell’atmosfera: quando il letame e il fertilizzante vengono utilizzati su terreni agricoli, l’ammoniaca viene rilasciata nell’atmosfera, e reagisce con lo zolfo, gli ossidi di azoto e gli acidi solforico e nitrico, per formare sali come il solfato di ammonio e il nitrato. Queste sostanze – concludono i ricercatori – contribuiscono in modo significativo alla formazione e alla composizione di particelle inquinanti, come appunto il Pm 2,5”.
Riferimenti: European Heart Journal