Un nuovo studio suggerisce che l’inquinamento atmosferico può influire sullo sviluppo cognitivo dei bambini ancor prima che nascano. Secondo i ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università della California-San Francisco, i figli delle donne maggiormente esposte ai pm10 durante la gravidanza avrebbero un quoziente intellettivo (Qi) un po’ più basso. Una differenza che però scompare a livelli di acido folico ottimali.
Alla luce di alcune evidenze sugli animali, i ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università della California-San Francisco hanno voluto valutare il Qi di oltre mille bambini tra i 4 e i 6 anni per verificare se ci fossero variazioni collegate ai livelli di pm10 a cui le loro mamme sono state esposte durante la gravidanza.
Come descritto nel lavoro pubblicato su Environmental Research, l’esposizione all’inquinamento è stata stimata in base alle rilevazioni ambientali del particolato relative all’area di domicilio delle donne e alla distanza dalla principale arteria di traffico.
Gli scienziati hanno così trovato che tra i figli delle donne esposte al più alto livello di pm10 (10% del totale) e quelli delle donne esposte ai più bassi livelli (un altro 10%) c’era una differenza di Qi pari a 2,5 punti. E l’associazione regge quando i dati vengono normalizzati per i principali determinanti di sviluppo infantile, per razza, genere, stato socioeconomico e nutrizione.
Un fattore però alterava la forza della connessione: i livelli di folato plasmatico delle madri durante il secondo trimestre di gestazione. I ricercatori hanno infatti notato che la differenza di Qi dei bambini si colmava se le mamme che vivevano in zone inquinate avevano alti livelli di folati nel sangue. Il folato è un nutriente importantissimo per lo sviluppo fetale: si trova nelle verdure a foglia verde, nei fagioli e negli agrumi, e spesso in gravidanza viene somministrato il suo corrispettivo sintetico, l’acido folico, proprio per ridurre la possibilità di difetti del tubo neurale (cioè la struttura embrionale da cui deriva il sistema nervoso).
Lo studio fornisce dati interessanti, anche se più che dare risposte stimola nuove domande. Per esempio, in che modo l’inquinamento atmosferico da pm10 influenza il Qi della prole? Gli autori della ricerca avanzano un’ipotesi, che però dovrà essere comprovate sperimentalmente. Negli animali l’inquinamento atmosferico sembra generare uno stato infiammatorio nelle madri in gestazione e aumentare lo stress ossidativo. Potrebbe essere così anche per l’essere umano, e “questo potrebbe causare infiammazione della placenta e interferire con la programmazione epigenetica della placenta stessa o del feto”, ha commentato la responsabile dello studio Kaja LeWinn.
Anche sul perché l’acido folico si dimostri protettivo e come possa agire non ci sono dati al momento. Forse ha un’azione antiossidante. Tuttavia, hanno sottolineato i ricercatori, è necessario ricordare che con l’acido folico non si scherza: sebbene sia indispensabile per il corretto sviluppo embrio-fetale, recenti ricerche hanno dimostrato che livelli troppo elevati di acido folico possono anche danneggiare il neurosviluppo.
Insomma, meglio andare cauti e non tirare conclusioni affrettate.
Via: Wired.it
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