Vitamine, sali minerali, antiossidanti: gli integratori alimentari sono sempre più utilizzati, a volte abusandone, nell’intento di prevenire le malattie e favorire la longevità. Ma siamo sicuri che apportino dei benefici? In base ad un’analisi sistematica di oltre 170 studi sul tema, condotta da ricercatori dell’Università di Toronto, sembrerebbe proprio di no. L’assunzione di integratori vitaminici e minerali non consente di prevenire e di curare le malattie cardiovascolari, come ictus e infarto, né di ridurre il rischio di morte prematura. E allo stesso tempo non sarebbero associati a particolari danni per la salute. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of the American College of Cardiology.
Per comprenderne gli eventuali benefici sulla salute, i ricercatori hanno esaminato 17 studi sull’uso di integratori di vitamine e minerali pubblicati nel periodo compreso tra gennaio 2012 e ottobre 2017.
Gli studi analizzati prendevano in considerazione le vitamine A, B1, B2, B3 (niacina), B6, B9 (acido folico), C, D ed E, beta-carotene, calcio, ferro, zinco, magnesio e selenio, assunti singolarmente o in associazione in preparati multivitaminici e minerali. I ricercatori hanno valutato l’effetto della loro assunzione sul rischio di malattie cardiovascolari, come ictus e infarto del miocardio e, più in generale, sulla probabilità di morte prematura per tutte le cause.
Con sorpresa gli scienziati canadesi hanno scoperto che gli integratori più comunemente usati, e in particolare multivitaminici, vitamina C, vitamina D e calcio, non apportano nessun reale beneficio nella prevenzione di malattie cardiovascolari né abbassano la probabilità di morte prematura. “Siamo stati sorpresi nel trovare così pochi effetti positivi degli integratori che la maggior parte delle persone consuma” ha detto David Jenkins, primo autore dell’articolo. “La nostra analisi dimostra che l’assunzione di multivitaminici, vitamina C, vitamina D e calcio, non fa male ma non c’è nessun beneficio apparente”.
Addirittura – sottolineano gli autori- niacina e miscele di antiossidanti (vitamina A, C, E, beta-carotene, selenio e zinco) non solo non offrono nessuna protezione dalle patologie cardiovascolari, ma sono associate ad un leggero aumento della probabilità di morte prematura per tutte le cause. Risulta quindi sconsigliato l’uso a lungo termine della niacina a rilascio prolungato, in associazione alla terapia con statine, nel trattamento dell’ipercolesterolemia.
C’è però una buona notizia: l’acido folico (vitamina B9) da solo o in combinazione con altre vitamine del gruppo B (B6 e B12) riduce il rischio di patologie cardiovascolari, in particolare dell’ictus, abbassando i livelli di omocisteina nel sangue. Un articolo pubblicato nel 2015 nell’ambito dello studio CSPPT (China Stroke Primary Prevention Trial) aveva mostrato infatti una riduzione del 20% del rischio di ictus nel caso di assunzione di acido folico. E un altro studio, pubblicato sempre sul Journal of the American College of Cardiology il 7 maggio scorso, mostra che l’integrazione con acido folico, in pazienti ipertesi con bassi livelli di piastrine nel sangue che assumevano enalapril (un farmaco per il trattamento dell’ipertensione), riduce del 73% il rischio di primo ictus, rispetto al solo enalapril.
Gli studi attualmente disponibili – sottolineano gli autori- non sono sufficienti per valutare il bilancio tra rischi e benefici degli integratori nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e del cancro.
Come comportarsi allora? “Le persone – afferma Jenkins – dovrebbero essere consapevoli di quello che ingeriscono ed assumere integratori solo per colmare eventuali carenze di vitamine e minerali, e sempre su indicazione del proprio medico curante”. In assenza di significativi dati positivi, tranne che nel caso dell’acido folico, prosegue Jenkins, l’atteggiamento migliore è quello di adottare una dieta sana per fare il pieno di vitamine e minerali. “Fino ad oggi – rimarca l’autore – nessuna ricerca sugli integratori ha dimostrato che siano più salutari di cibi non trasformati, come verdura e frutta fresca e secca”. Insomma la salute si cura a tavola: una dieta sana e bilanciata garantisce il giusto apporto di vitamine e minerali, evitando di superare i livelli tollerabili di assunzione, al di sopra dei quali possono anche manifestarsi effetti avversi.
Questa ricerca, per quanto significativa, presenta alcuni limiti, come evidenziato dagli stessi autori. Innanzitutto, sono stati presi in considerazione solo studi clinici randomizzati e non studi di coorte, di durata più lunga e più rappresentativi della popolazione generale rispetto ai primi. Gli studi clinici randomizzati spesso non hanno una durata sufficiente per valutare gli effetti di sostanze, come gli integratori, che agiscono con tempistiche più lunghe rispetto ai farmaci. In genere, inoltre, i partecipanti agli studi clinici randomizzati sono più attenti alla salute e non sono rappresentativi della popolazione generale. Un altro punto debole dello studio è quello di aver raggruppato diversi tipi di antiossidanti senza tener conto del fatto che i loro meccanismi di azione e i loro effetti potrebbero essere diversi.
Riferimenti: Journal of the American College of Cardiology