Intelletto, uno scudo per ex soldati

Maggiori risorse intellettuali possono prevenire, nei reduci di guerra, lo sviluppo di disordini mentali dovuti al trauma della guerra. Lo riporta un articolo di Neuropsychology. Problemi di concentrazione, di memoria, di capacità di apprendimento costituiscono le conseguenze di quello che gli esperti chiamano un “disordine di stress post-traumatico” (Ptsd). Che è caratterizzato da incubi e pensieri ossessivi che richiamano alla mente la violenza subita, da una specie di intontimento emotivo e da una crescente eccitazione che impedisce il sonno e genera reazioni allarmanti. Secondo il National Vietnam Veterans Readjustment Study, ne sono affetti il 30,9 per cento degli uomini che hanno combattuto in Vietnam e il 26,9 per cento delle donne che hanno avuto la stessa esperienza. La ricerca, condotta da Jennifer Vasterling, del Veterans Affairs Medical Center (New Orleans), ha paragonato le performance neurocognitive precedenti la guerra di 26 veterani del Vietnam che presentavano Ptsd con quelle di 21 veterani non affetti da disturbi mentali. Il risultato: coloro che prima della guerra mostravano di possedere una maggiore abilità intellettuale non avevano sviluppato Ptsd o i sintomi si rivelavano molto meno severi. Ma come può l’abilità mentale proteggere dalle psicopatologie? In vari modi, hanno affermato gli autori della ricerca. Per esempio, una sviluppata capacità verbale può aiutare a “portar fuori” l’esperienza, a governare gli eventi e a elaborare i sentimenti e i ricordi estremi. (d.d.v.)

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