Un semaforo che cambia colore, un rumore improvviso o anche un semplice abbraccio possono scatenare una spropositata reazione di paura nelle persone con disturbi dello spettro autistico. Questa ipersensibilità dell’autismo – documentata in letteratura e ben nota ad amici e familiari – ha trovato per la prima volta un riscontro sperimentale. Uno studio sui topi svolto nell’ambito del progetto TRAIN (Trentino Autism Initiative) dell’Università di Trento suggerisce che l’ipersensibilità agli stimoli somatosensoriali delle persone con tratti autistici sia dovuta ad alterazioni della conformazione e della attività cerebrale.
L’ipersensibilità dell’autismo agli stimoli
La varietà comportamentale dei disturbi dello spettro autistico – dovuta all’alterazione di diverse aree cerebrali durante lo sviluppo embrionale o perinatale – ha una forte componente genetica ma può essere influenzata da condizioni ambientali. Circa il 90% delle persone con disturbi dello spettro autistico, tuttavia, manifesta una alterata sensibilità agli stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili). Per queste persone qualsiasi cambiamento improvviso, l’alzarsi del tono di una voce, una luce che si accende o un bicchiere di vetro che si frantuma in mille pezzi, può suscitare una esagerata reazione di paura, pianto e disperazione. E’ una realtà che molti familiari, caregiver, medici e psicologi conoscono bene, nota anche in letteratura, tuttavia, non se ne aveva riscontro a livello sperimentale. Ora i ricercatori dell’Università di Trento hanno trovato nel cervello di topi che, similmente alle persone autistiche, mostrano una ipersensibilità agli stimoli tattili due peculiarità: una ridotta connettività della corteccia somatosensoriale, l’area del cervello che riceve ed elabora questi stimoli, e una forte attivazione dell’amigdala, regione cerebrale tipicamente coinvolta nelle risposte di paura.
Capire il cervello autistico per migliorare le relazioni
«Questi risultati suggeriscono che specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione degli stimoli sensoriali siano alla base di alcuni comportamenti comuni a varie forme di autismo, come una risposta alterata agli stimoli sensoriali”, dice Yuri Bozzi, professore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento e coordinatore dello studio, recentemente pubblicato sul Journal of Neuroscience. L’intenzione dei ricercatori è di estendere queste osservazioni a pazienti affetti da autismo. “Se questi primi risultati saranno confermati, potrebbero derivarne indicazioni per chi interagisce con persone autistiche, in modo da ridurre gli stati d’ansia e favorire relazioni migliori».
Fonte: Aberrant somatosensory processing and connectivity in mice lackingEngrailed-2, Journal of Neuroscience.