Come e perché abbiamo la musica dentro

CERVELLO ARTE MUSICA

L’istinto musicale di Philip Ball è una rarità. Non accade spesso, infatti, di imbattersi in un testo divulgativo il cui livello di approfondimento sia paragonabile a quello di libri specialistici concepiti come tutorial di stampo universitario senza però mai abbandonare un linguaggio snello e scorrevole facilmente comprensibile a tutti. Se si parla di musica, poi, un testo come quello in oggetto diventa un vero e proprio unicum.

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Ball affronta in maniera affatto semplificatoria argomenti sofisticati e complicati quali la costruzione delle melodie, la struttura ritmica, l’elaborazione armonica e la percezione del timbro (per citarne solo alcuni) menzionando con cognizione di causa le ricerche più recenti in campi che spaziano dalla psicoacustica alla psicologia cognitiva, dalla fisica acustica alla musicologia sistematica, dalla statistica alla fisiologia. Attraverso la sua disamina veniamo a conoscenza dei lavori dei vari Bregman, Sundberg, Huron, Pinker, Patel, Bigand, Sloboda e delle varie Krumhansl, Besson, Peretz – vere e proprie stelle nel firmamento della ricerca musicale la cui notorietà però raramente si è spinta al di là degli ambienti specialistici. Ball si permette anche il lusso di contrastare i risultati di alcune ricerche con altre, o di spingere il lettore a una interpretazione critica che non si fermi all’apparenza delle cose.

Musica senza limiti

La vera preziosità di questo libro, ciò che lo rende veramente unico nel panorama editoriale degli ultimi tempi, risiede però nell’atteggiamento appassionato ma assolutamente aperto dell’autore nei confronti di qualsiasi tipo di musica. Ne L’istinto musicale si parla di musica dei Venda, giavanese, di Jimi Hendrix, di Gesualdo, di Penderecki, di Partch, di Monk, e di moltissimi altri con un’erudizione e una passione veramente invidiabili. Alcuni brevi frammenti scelti a caso tra i molti passaggi significativi renderanno bene l’idea dell’attitudine di Ball. Parlando della difficoltà di definire cosa sia la musica l’autore dice:

Qualsiasi opinione ne abbiate, la musica occidentale d’avanguardia del XX secolo è servita a ricordarci che questi esercizi definitori sono inutili. Si può far musica con radio mal sintonizzate, con i suoni che si producono accidentalmente in una sala da concerto, con il ronzìo di qualche macchinario. Nessuno dice che debba piacervi. Vi sono buone ragioni per affermare che la musica possa essere definita meglio in termini sociologici che non acustici. E’ un’attività che realizziamo. E’ universale solo nel senso che sembra presente in tutte le culture. Ma su cosa sia la musica e a quale scopo serva, non è possibile formulare altre generalizzazioni“.

E nella lunga coda conclusiva: “Una buona interpretazione di un brano musicale è un invito ad ascoltarlo in un certo modo, e non la rivelazione di ciò di cui ‘parla’. Questo è anche il motivo per cui non dovremmo cercare le stesse cose in Hit me with your rhythm stick e nell’Eroica. Alla fine dobbiamo permettere alla musica di essere musica, con il proprio corredo di emozioni e sensazioni cui dobbiamo ancora dare un nome, e forse non è necessario farlo. La musica non è come altre forme d’arte – è sui generis, e perciò per certi aspetti indescrivibile a parole. Eppure riusciamo a comprenderla usando il comune apparato mentale – è come un evento straordinario in cui il nostro cervello ha accettato la necessità di una collaborazione senza precedenti tra le varie aree. Fortunatamente ha deciso che valeva la pena fare un simile sforzo”.

Un volume di peso

Naturalmente, da tutto questo consegue che anche le dimensioni del testo siano ragguardevoli (484 pagine, con 13 pagine di bibliografia), ma la scrittura scorrevole e piena di spunti interessanti alleggeriscono la lettura senza mai scadere in banalizzazioni fuorvianti.

Arrivato a questo punto, il lettore di questa recensione sarà indotto a pensare che Ball sia un musicista, un musicologo o un cultore della materia, insomma, un professionista della musica. Sorpresa: Philip Ball è un chimico/fisico con una spiccata propensione per la divulgazione. E’ stato redattore della rivista Nature e autore di saggi scientifici come H2O. Una biografia dell’acqua, Colore, una biografia, Elementi. Con buona pace degli opinionisti nostrani che riducono la musica a una chiacchiera da bar sport che farebbe rivoltare Adorno nella tomba: viva Sostakoviˇc, abbasso Schönberg – e via discorrendo.

Con L’istinto musicale Ball dimostra che una narrazione divulgativa dell’intricato universo della musica non solo è possibile, ma è anche e necessaria.

Il libro

Philip Ball
L’istinto musicale. Come e perché abbiamo la musica dentro
Edizioni Dedalo 2012, pp. 512, euro 22,00

1 commento

  1. bah!!!mi dissocio dalle descrizioni della musica lette su;sulla musica ci sono migliaia di libri,ottimi libri,la musica e’ stata analizzata sotto tutti gli aspetti e si possono dare definizioni precise e generalizzate.la musica che e’ a portata di tutti come il linguaggio parlato o scritto e’ il piu’ importante e potente mezzo di comunicazione,universale,incisivo con discrezione,capace di sottolineare ogni istante emotivo della nostra vita.

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