Sveva Avveduto (a cura di)
Italia 150 anni. Popolazione, welfare, scienza e società
Gangemi Editore 2011, pp. 158, euro 20
I 150 anni dell’Unità d’Italia hanno rappresentato un’occasione unica per molti editori: pubblicare senza preoccuparsi troppo delle consuete regole del mercato. Per tutto il 2011 si sono dati alle stampe testi che, in normali circostanze, avrebbero faticato a trovare accoglienza negli scaffali delle librerie. Non sempre è stato un bene. Il simbolo del tricolore ha campeggiato sulle copertine di trattati a volte talmente indigesti da mettere a dura prova anche gli stomaci più allenati alla saggistica specializzata. Ma se mai qualcuno decidesse di selezionare da questo gigantesco calderone editoriale solamente i volumi di qualità, quelli che, per restare nella metafora culinaria, possono venire apprezzati, se non da tutti, almeno dai buongustai, si ritroverebbe senz’altro per le mani “Italia 150 anni. Popolazione, welfare, scienza e società” pubblicato da Gangemi.
Perché questo libro, curato da Sveva Avveduto direttore dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche sociali, ha un pregio raro, una caratteristica che tutti i saggi dovrebbero avere, ma che stentiamo sempre più a incontrare: è utile. Per spiegarci meglio, vuol dire che leggerlo serve veramente a qualcosa, ci dà informazioni preziose per conoscere il passato del nostro paese, comprenderne il presente e anche immaginarne il futuro. Ognuno dei 29 capitoli fotografa un aspetto particolare nella storia della popolazione italiana: l’immigrazione, il sistema pensionistico, i manicomi, le università, la ricerca scientifica.
Una grande quantità di dati e statistiche fa da sfondo agli argomenti affrontati, costituisce l’ossatura su cui poggia l’analisi diventando quindi indispensabile per, letteralmente, “tirare le somme” di come hanno vissuto gli italiani dall’Unità a oggi. Sintomo del rigoroso metodo scientifico che ha guidato il lavoro degli autori del volume, i numeri sono sempre il punto di partenza di qualunque analisi, sia quando si parla di economia e pensioni, sia quando si affrontano i temi sociali della vecchiaia, delle abitudini alimentari, dell’istruzione. Le percentuali, sapientemente inserite nel discorso, riescono a sostituire inutili digressioni e consegnare ai lettori un ritratto affidabile ed essenziale dei fenomeni esaminati.
Prendiamo uno degli ultimi capitoli per esempio, quello che analizza le risorse per la ricerca scientifica negli ultimi quarant’anni. Bastano poche pagine e quattro grafici per mettere in luce gli arrugginiti ingranaggi del nostro sistema di R&S: l’irrisorio investimento in ricerca, pari all’1,1% del Pil, la scarsa presenza di ricercatori nelle imprese, la percentuale ancora molto bassa di donne.
E a proposito di donne, vogliamo segnalare l’interessante “cronologia dei diritti” della popolazione femminile italiana ricostruita da Maura Misti, Adele Menniti, Giuseppe Gesano e Marcella Prosperi. Un meticoloso racconto del processo che, legge dopo legge, ha consentito la parità giuridica dei sessi. «Nei 150 anni di Unità d’Italia, la distanza tra il punto di partenza e il punto di arrivo riguardo alla condizione delle donne è davvero impressionante». Agli autori di questo capitolo va il merito di averne fornito una utile sintesi.