Decisamente in buona salute. Questa è la diagnosi, dal punto di vista scientifico, dello stato complessivo dell’astronomia italiana. Con la partecipazione ai maggiori progetti internazionali, la prossima entrata in servizio del Telescopio nazionale Galileo, la rete dei 12 osservatori italiani e le antenne per la radioastronomia di Medicina e di Noto, il nostro paese può considerarsi a buon diritto tra quelli più avanzati nel settore. In questa intervista Franco Pacini, ordinario di cosmologia all’Università di Firenze e direttore dell’osservatorio di Arcetri, fa il punto della situazione.Professor Pacini, quali sono i progetti più importanti in cui sono impegnati gli astronomi italiani?”Per quanto riguarda l’astronomia ottica, l’Italia è impegnata su tre fronti principali. Entro l’anno prossimo sarà operativo il Telescopio nazionale Galileo. Si tratta di un progetto realizzato e gestito da personale italiano, costruito alle isole Canarie. Il telescopio è stato inaugurato già da qualche tempo e nei prossimi mesi saranno ultimate le verifiche e la messa a punto di tutta la strumentazione. Poi l’Italia partecipa a due importanti collaborazioni internazionali. Dall’inizio degli anni ‘80 facciamo parte dell’Eso (l’European Southern Observatory). L’importanza dell’Eso è paragonabile a quella che il Cern di Ginevra riveste per la fisica delle particelle. L’Eso sta per iniziare la costruzione del Vlt (Very Large Telescope) sulle Ande cilene e l’Italia è uno dei partner principali. Infine partecipiamo, assieme agli Stati Uniti, alla costruzione dell’Lbt (Large Binocular Telescope) che verrà realizzato in Arizona”.Che risultati vi aspettate da questi nuovi strumenti?”Con l’Lbt e Galileo nell’emisfero nord e il Vlt in quello australe, avremo prima di tutto una copertura completa della volta celeste. L’Lbt e il Vlt saranno telescopi con un enorme potere risolutivo. Si potranno osservare direttamente per la prima volta i pianeti orbitanti attorno alle stelle vicine. Fino ad ora la loro esistenza si è basata su prove incontrovertibili ma indirette. Con i nuovi telescopi si potranno studiare più in dettaglio i meccanismi di formazione stellare e i nuclei delle galassie. Inoltre questi strumenti permetteranno di guardare molto lontano, ovvero molto indietro nel tempo, e quindi di osservare le prime galassie in formazione”.Che tipo di investimenti sono necessari per programmi di questo tipo?”Gli investimenti sono ingenti. Tuttavia, oltre alle ricadute scientifiche, questi progetti consentono anche notevoli entrate economiche. Facciamo un esempio: sul Vlt l’Italia ha investito fin’ora circa 85 miliardi, ma ha ricevuto commesse per 160 miliardi. Tutta la parte meccanica del telescopio verrà realizzata da industrie italiane. Purtroppo, la nostra industria non è in grado di soddisfare richieste tecnologicamente più avanzate. Le componenti ottiche ed elettroniche del telescopio saranno infatti realizzate in Francia e in Germania. Da questo punto di vista, le ricadute tecnologiche di questi progetti non potranno che portarci dei benefici”.Come ha dovuto organizzarsi la comunità degli astronomi italiani per partecipare al meglio in queste sfide di livello mondiale?”In Italia vi sono 12 osservatori astronomici autonomi, ciascuno con propri programmi, propri bilanci e finanziamenti. Non è possibile partecipare ai grandi progetti internazionali con 12 interlocutori separati. E non è facile gestire una struttura come il telescopio Galileo senza un coordinamento forte tra gli osservatori. Questi progetti hanno quindi “costretto” gli osservatori italiani a riunirsi in un Consorzio che si ponga come interlocutore unico di fronte agli organismi internazionali e che sia in grado di gestire Galileo in modo efficiente. Il consorzio è nato quindi da un’esigenza immediata, ma la comunità degli astronomi italiani deve puntare alla costituzione di un Istituto nazionale, un organismo che abbia per l’astronomia lo stesso ruolo che ha l’Infn (l’Istituto nazionale di fisica nucleare) per la fisica nucleare e delle particelle”.
grazie e buon lavoro.