“Qual è il continente con più abitanti? L’Europa”. Un errore grossolano, degno di una interrogazione scolastica. A rispondere così, però, non sono stati i bambini di una scuola elementare, ma il 5 per cento degli italiani che, intervistati sulla demografia, hanno dato prova di averne una conoscenza solo qualitativa. In altre parole, sono informati sulla diminuzione delle nascite e sull’invecchiamento della popolazione, ma quando si tratta di indicare dei numeri sbagliano clamorosamente. Un’ignoranza, che può portare a dei gravi errori di valutazione, che emerge dallo studio “6 miliardi: il punto di vista degli italiani” condotto dall’Istituto di ricerche sulla popolazione (Irp) del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il sondaggio italiano vuole fare il punto sulla percezione sociale del problema demografico, proprio nel mese in cui abbiamo festeggiato il 6 miliardesimo abitante della Terra. E così, seguendo le linee guida del rapporto dell’Unfpa (United Nations Fund for Population Activites), l’Irp ha interrogato un campione rappresentativo di mille persone – 519 uomini e 481 donne di età compresa fra i 20 e i 65 anni divisi fra Nord, Centro e Sud – sui numeri del nostro pianeta.
La prima domanda suonava più o meno così: “quanti siamo sulla Terra?”. Solamente l’11 per cento ha risposto correttamente, mentre la metà degli interpellati ha dichiarato di non essere in grado di rispondere. Interpellati poi su quale sia il continente più popoloso, il 59 per cento degli intervistati ritiene giustamente sia l’Asia, ma c’è anche un 5 per cento che crede sia l’Europa. I dubbi e le incertezze degli italiani sono emersi soprattutto quando è stato chiesto loro di mettere in cifre le loro conoscenze demografiche: che gli abitanti dell’Unione europea siano 375 milioni lo sanno solo tre italiani su cento. Gli altri o sbagliano il conto o, e sono il 60 per cento, dichiarano di non saper rispondere. Un’ignoranza preoccupante che potrebbe essere in parte giustificata dalla confusione circa l’esatto numero degli Stati che compongono l’Unione, ma che appare comunque grave soprattutto alla luce del processo di coesione economica e politica dell’Europa.
Impreparati sulle cifre, gli intervistati si sono rivelati però ferrati sull’andamento delle dinamiche demografiche. Circa la metà, infatti, sa che la popolazione mondiale negli ultimi 40 anni è raddoppiata e che il tasso di crescita è diminuito: 2,4 il dato negli anni 50-60 e 1,3 nell’ultimo decennio.
Ma questo aumento costante, anche se ultimamente in declino, della popolazione mondiale rappresenta un problema per gli italiani? I numeri dell’indagine dicono di sì. I più preoccupati sono gli uomini (81%) e in particolare quelli del Nord d’Italia. Principalmente per due motivi. Da una parte c’è un atteggiamento di tipo “ambientalista”: preoccupazione per la fame nel mondo (43%), l’inquinamento (14%), il sovraffollamento delle zone abitabili del pianeta (16%) e il consumo delle risorse idriche (7%). Dall’altra emergono paure di tipo “sociale”, come la crescita della disoccupazione (35%) – soprattutto nel meridione dove si sale fino al 47% – la povertà (10%) e lo squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri (16%). Per risolvere questi problemi gli italiani propongono delle soluzioni politiche. L’89 per cento ritiene che i paesi sviluppati debbano aiutare le popolazioni che si trovano in difficoltà, e 9 italiani su dieci invitano i grandi organismi come l’Onu, la Fao e la Banca Mondiale ad agire. Con quali mezzi? Il 59 per cento punterebbe sull’aumento dell’istruzione mentre il 16 per cento su un maggiore controllo delle nascite.