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Kuhn: ecco perché la scienza è incommensurabile

Thomas Khun è stato uno dei più suggestivi filosofi della scienza del ‘900, autore di un libro di grandissimo successo pubblicato nel 1962, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, un testo che si potrebbe definire a sua volta rivoluzionario. In questa opera Khun aveva esposto la sua concezione del pensiero scientifico come prodotto storico che evolve nel tempo in modo discontinuo: più volte, nel corso della storia, idee scientifiche date per assodate vengono bruscamente messe in crisi dall’affermarsi di nuove e diverse concettualizzazioni, che modificano radicalmente il sistema di interpretazioni ritenuto efficace e valido fino a quel momento.

La pluralità dei mondi

Thomas S. Khun, L’incommensurabilità della scienza. Ultimi scritti. A cura di Bojana Mladenoviċ, Raffaello Cortina 2024, Pp. 396, € 29,00

Questa sua opera aveva suscitato contestazioni polemiche ma anche grandissimi entusiasmi e un vasto successo nel mondo scientifico. Nel corso della vita Khun aveva poi ripreso, rielaborato, approfondito il suo pensiero, arricchendolo di nuove prospettive storiche, epistemologiche, psicologiche, linguistiche e specificando anche il significato di alcuni termini. Il testo in cui la sua elaborazione avrebbe dovuto trovare una sistematizzazione organica è però purtroppo rimasto incompleto: la sua morte precoce ci ha lasciato frammenti di questa nuova opera, La pluralità dei mondi: una teoria evoluzionistica dello sviluppo scientifico, il cui titolo è probabilmente anche esso non definitivo. Il testo avrebbe dovuto essere composto da cinque capitoli di cui solo il primo ha una sua completezza; ci sono abbozzi del secondo e solo pochi paragrafi del terzo. Il lavoro della curatrice di questa edizione è quindi prezioso: in una lunga e complessa introduzione Bojana Mladenoviċ racconta la ricostruzione dell’opera di Kuhn sulla base di manoscritti, appunti, testi lasciati alla figlia, una documentazione che le ha permesso di mettere in evidenza lo sviluppo delle argomentazioni che hanno come punto chiave l’idea di incommensurabilità della scienza.

La scienza del passato

A chiarire ulteriormente la complessa elaborazione del pensiero Kuhniano sono presenti nel volume due interventi di Khun, uno dal titolo La conoscenza scientifica come prodotto storico, l’altro La presenza della scienza del passato, presentato in tre interventi alle Shearman Memorial Lectures. L’argomentazione fondamentale riguarda il significato di ciò che Khun chiama incommensurabilità, specificato anche nelle Lectures da tre esempi chiave. Il termine è mutuato dalla matematica e indica la relazione tra due quantità che non hanno una misura comune. Attraverso alcuni esempi ben documentati, Khun dimostra che il linguaggio con cui una cultura dà forma alle proprie idee può essere intraducibile nel linguaggio di una cultura diversa, perché gli stessi termini potrebbero aver assunto nel tempo un nuovo significato. Per esempio, la fisica di Aristotile è in parte incommensurabile con quella di Newton, proprio perché nelle due culture termini come moto, luogo, materia, forma, vuoto, si riferiscono a qualità diverse e sottendono concettualizzazioni diverse. Questa incommensurabilità si manifesta tanto diacronicamente, tra culture di epoche diverse, quanto sincronicamente, tra interpretazioni  diverse di uno stesso processo, o tra membri di gruppi che utilizzano lessici diversi.

Nuove esperienze, nuove interpretazioni

Analizzando nel tempo le spiegazioni scientifiche di alcuni fenomeni, si vede quanto le modificazioni strutturali del lessico siano fondamentali: spesso sono strettamente legate all’acquisizione di nuove conoscenze sostenute da nuovi strumenti e tecnologie, ma dipendono anche dalla ristrutturazione del pensiero, da nuovi modi di guardare e interpretare i fenomeni. Nella formazione di giovani scienziati il significato dei termini viene condiviso per apprendimento spesso dogmatico e questo porta ad una convergenza di base nel sistema interpretativo. Nuove esperienze, però, possono portare a nuove interpretazioni, a ristrutturazioni non convenzionali dei lessici, infrangendo i limiti linguistici e di conseguenza concettuali, permettendo così di accedere ad interpretazioni che prima erano inaccessibili. I problemi che sorgono sono notevoli: ritenere falsa una credenza potrebbe dipendere soltanto dalla non condivisione del lessico tra la comunità che la sostiene e un pensiero innovativo che ha cambiato addirittura il significato dei termini? Molti esempi del passato dimostrano proprio questo: certe concezioni aristoteliche, per esempio, ci sembrano assurde perché non condividiamo il significato dei termini con cui la sua cultura si esprimeva.

Trasmettere i significati

Le argomentazioni di Khun si sviluppano nel secondo capitolo (incompleto) de La pluralità dei mondi, dedicato principalmente alle modalità di trasmissione dei significati attraverso le generazioni, a partire da come i bambini apprendono gradualmente a fare esperienze sotto la guida linguistica di un istruttore. La psicologia cognitiva che si stava sviluppando nel secolo scorso offre esperimenti e teorie a sostegno delle modalità di acquisizione di conoscenze e correlato sviluppo del lessico.

Tronchi, rami, paradigmi

In questa seconda fase della sua vita, i modi in cui la struttura del linguaggio può articolarsi in tassonomie evolutive affascinano nella loro problematicità Kuhn che sviluppa una sua teoria del significato. E’ come se le categorie tassonomiche formassero una struttura ramificata ad albero: il tronco costituisce la categoria principale, dal tronco fuoriescono rami distinti che definiscono le sottocategorie più immediate. Successive ramificazioni individuano termini più specifici, che definiscono sempre meglio le caratteristiche degli oggetti e, suddividendosi ancora, i rami terminano in classi prive di sottocategorie. Non c‘è dunque alcuna possibilità di sovrapposizione tra classi, individuate da termini che si imparano attraverso esempi e che si stabilizzano in paradigmi. Come già Khun aveva ben esplicato nella Struttura, questi resistono fino a quando non emergono anomalie che ne mettono in crisi il significato, sostenendo l’incommensurabilità tra antiche e nuove concezioni. La problematicità delle idee sostenute da Khun in questa opera non finita è comunque affascinante e la sua visione dinamica del pensiero scientifico, sostenuta da numerosi esempi, è particolarmente suggestiva in una epoca come la nostra dove ogni giorno nuove idee e nuove tecnologie mettono in crisi opinioni e concezioni ritenute stabili e scientificamente accertate.

Parole per la scienza

Un ulteriore contributo alla comprensione del testo è data dalla postfazione di Stefano Gattei, che documenta l’evoluzione intellettuale di Khun fin dalle sue prime definizioni di paradigma nella Struttura e specifica la sua concezione di incommensurabilità espressa nei frammenti della Pluralità. L’incommensurabilità quindi non rappresenta una semplice divergenza tra modelli scientifici ma è legata all’intera struttura del lessico: due strutture concettuali implicano due lessici distinti e due lessici così distinti non possono descrivere coerentemente lo stesso mondo.

Credits immagine di copertina: Greg Rakozy su Unsplash

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