Superpotenza economica. Prima al mondo per popolazione. E ora anche regina della scienza. Lo raccontano gli scienziati della University of Michigan in un articolo appena pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences: “Nuovi dati”, raccontano gli autori, “indicano che negli ultimi tre decenni la Cina è diventata uno dei maggiori contributori alla scienza e alla tecnologia. Quattro fattori ne hanno favorito l’ascesa continua: una grande popolazione e capitale umano, un mercato del lavoro che favorisce la meritocrazia accademica, una grande diaspora di scienziati di origine cinese e un governo centralizzato che ha investito molto nella scienza”. Fattori che, secondo gli scienziati, dovrebbero essere presi d’esempio da altre nazioni.
Vice America, in un’analisi del lavoro, racconta come le orde di studenti di scienza e ingegneria educati dalle università cinesi stiano iniziando a produrre alcuni tra i lavori scientifici più importanti al mondo: “Gli Stati Uniti sopravanzano ancora la Cina sia nella produzione scientifica totale che nella qualità dei lavori pubblicati – misurate rispettivamente come numero di articoli scientifici sfornati ogni anno e numero di citazioni degli articoli – ma la Cina sta guadagnando velocemente terreno”. E in alcuni campi ha già sorpassato gli americani. Nel 1990, gli scienziati cinesi pubblicarono 6.104 articoli su riviste scientifiche. Nel 2011 il numero è salito a 122.672, un aumento folle di quasi il duemila per cento. Gli asiatici, per ora, si sono portati in testa alla classifica nel campo della scienza dei materiali e della chimica, e si preparano a sorpassare gli statunitensi anche in fisica, ingegneria e matematica. I dati parlano chiaro. Il numero delle università cinesi, in dieci anni, è più che raddoppiato (da 1.022 del 1998 a 2.263 del 2008), e le aziende spendono in ricerca e sviluppo quanto le loro analoghe americane.
La previsione degli scienziati, dunque, è che la crescita del dragone sia destinata a continuare. C’è una sola raccomandazione: “La scienza cinese deve ancora capire come fronteggiare difficoltà derivanti da interferenze politiche e frodi scientifiche”. Giusto. Ma quelle, modestamente, le abbiamo anche noi.
Via: Wired.it
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