Per far fronte alla enorme quantità di dati generati dalla genomica, la ricerca biologica ha bisogno di infrastrutture transnazionali aperte a tutti e finanziate pubblicamente. E’ la richiesta avanzata sulle pagine di Science da Paul Schonefield dell’Università di Cambridge e altre personalità della comunità scientifica.
Secondo i ricercatori, il mondo della biologia sta attraversando una fase di transizione in cui non è più possibile che i singoli gruppi di ricerca, oltre a generare informazioni, siano anche proprietari di quei dati e responsabili della loro distribuzione. “Per il mantenimento, l’archivio e la condivisione dell’enorme mole di dati sono necessari dei database pubblici internazionali”, hanno dichiarato gli autori. Solo in questo modo si potrà garantire all’intera comunità scientifica l’accessibilità a un pozzo di informazioni che altrimenti rischierebbe di andare perduto. La rivoluzione creata dalle tecnologie ad alto contenuto informativo – come il microarray e il sequenziamento dell’intero genoma – può essere completa solo se sarà possibile consentire l’accesso alle analisi.
L’articolo sottolinea l’importanza di superare, una volta per tutte, la distinzione tra strutture di ricerca e infrastrutture per il deposito dei dati, portando come esempio il valore aggiunto di archivi già esistenti come il Mouse Genome Informatics (Mgi) o l’Arabidopsis Information Resource. “Al fine di riuscire in questa impresa sono necessari accordi internazionali per realizzare infrastrutture finanziate pubblicamente”, hanno continuato Schonefield e colleghi. “Al tempo stesso è fondamentale sottoporre la condivisione di dati e informazioni a un processo di standardizzazione”.
Come modello di questa politica di condivisione del sapere scientifico, i ricercatori hanno preso il programma dell’Unione europea Esfri (European Strategy Forum on Research Infrastructures), il cui fine è appunto quello di identificare procedure standardizzate tra le diverse scienze, e istituire organizzazioni internazionali per la gestione dei finanziamenti pubblici. Secondo gli autori, queste iniziative dovrebbero essere allargate su scala mondiale: solo in questo modo la ricerca potrà procedere a pieno regime, senza il rischio di perdere per strada informazioni preziose.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1191506