Domani, 17 novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del neonato pretermine (World Prematurity Day), per richiamare l’attenzione su un problema di salute pubblica che oggi è la principale causa di mortalità neonatale. La seconda se si parla di mortalità infantile. Secondo il rapporto diffuso dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Born too soon: The global action report on preterm birth) sono le regioni del sud asiatico e dell’Africa subsahariana quelle con il maggior numero di nati pretermine. Quindici milioni quelli venuti al mondo prima della fine della 37ma settimana di gestazione ogni anno (quarantamila in Italia), un milione dei quali non sopravvive. Colpa, in parte, delle scarse informazioni che ricevono le mamme dei nati pretermine.
Una ricerca sponsorizzata da Abbott e MedImmune infatti, diffusa in occasione della giornata, fa notare come le mamme di nati prematuri siano spesso impreparate a gestire la situazione, e che vorrebbero ricevere più informazioni. In particolare neanche la metà delle madri, come emerge dalla ricerca, aveva ricevuto indicazioni sulla prevenzione delle complicanze respiratorie, cui i nati prematuri sarebbero particolarmente esposti, come ha spiegato Xavier Carbonell-Estrany, Presidente della World Association of Perinatal Medicine: “Nei neonati prematuri, i polmoni e il sistema immunitario non sono pienamente sviluppati e, perciò, questi bambini sono esposti a un maggior rischio di malattie respiratorie infettive quali il virus respiratorio sinciziale (VRS). Pertanto, è della massima importanza che il personale sanitario si assicuri che i genitori siano a conoscenza del fattore di rischio delle infezioni respiratorie”.
Un numero limitato di mamme, infatti, è a conoscenza che la presenza di oltre quattro persone in casa o di fratelli e sorelle in età scolare sono fattori di rischio per la salute respiratoria del neonato pretermine. Un dato questo, che sottolinea il bisogno di un maggior impegno a servizio della comunicazione. “Il personale sanitario che assiste le mamme di neonati prematuri, negli ospedali e sul territorio, deve svolgere un ruolo formativo, spiegando loro come fare per prevenire le infezioni respiratorie. Possono ricordare alle mamme quanto sia importante lavarsi le mani, assicurarsi che il bambino sia in un ambiente senza fumo ed evitare di incontrare amici e parenti che potrebbero avere un’infezione respiratoria”, ha affermato Costantino Romagnoli, Presidente della Società Italiana di Neonatologia.
Ma non il compito di informare non spetta solo agli operatori sanitari: “Le associazioni di pazienti possono svolgere un ruolo importante nel supportare le mamme di bambini prematuri attraverso i loro siti internet, call center dedicati, oppure con la loro presenza presso le cliniche pediatriche dove possono ribadire ai genitori le informazioni ricevute dal personale medico. Tali gruppi sono composti e spesso diretti da genitori di bambini prematuri che possiedono un prezioso patrimonio di esperienze nella gestione delle complicanze dovute alla nascita pretermine”, conclude Martina Bruscagnin, Presidente di Vivere Onlus.
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