HomeFisica e MatematicaLa matematica che piace agli architetti

La matematica che piace agli architetti

Nel 2008 Benoît Mandelbrot, il “padre” dei frattali scomparso lo scorso 14 ottobre,   incontrò  la curatrice d’arte Paola Antonelli, che aveva da poco concluso l’allestimento della mostra “Design and the Elastic Mind” al MoMA (Museum of Modern Art ) di NewYork. Tra il matematico, vincitore nel 1993 del  prestigioso Premio Wolf “per aver trasformato la nostra visione della natura”, e l’ex studentessa di architettura del Politecnico di Milano che negli anni Settanta era stata rapita dal fascino di quella nuova geometria capace di descrivere così bene il corso di un fiume, gli ammassi delle galassie o le teorie finanziarie,  nacque una vivace discussione. Punto di partenza una constatazione condivisa da entrambi: la morte di Euclide. Vale a dire l’abbandono da parte dell’architettura e del design della visione della geometria classica. Oggi i progettisti lavorano piuttosto con la geometria irregolare e frammentata dei frattali, capace di descrivere la forma di una nuvola, di una montagna, di una costa o di un albero. Un nuovo ordine non astratto ma reale e presente in ogni aspetto della natura che Paola Antonelli è convinta di ritrovare nelle opere dei moderni architetti. A partire dai decostruttivisti della CoopHimmelb(l)au, la cooperativa di architetti viennesi che ha firmato l’avveniristico gasometro della capitale austriaca.

Fonte: Seedmagazine

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