La passeggiata delle cozze

“Rimanere attaccato come una cozza”, recita un famoso detto. Eppure i mitili (Mytilus edulis), noti per la tenacia con cui si ancorano agli scogli, non sono poi animali così sedentari. Anzi, secondo uno studio pubblicato su Science, si spostano seguendo uno preciso schema  grazie al quale trovano la distribuzione ottimale nella formazione dei banchi lungo le scogliere. A rivelarlo sono gli scienziati del Nederlands Instituut voor Ecologie (Yerseke, Paesi Bassi) e dell’Università di Groninga (Paesi Bassi).

In risposta alle variazioni dell’ambiente circostante, i mitili – soprattutto gli individui più giovani – si spostano frequentemente all’interno dei banchi, alla ricerca del micro-habitat più adatto, modificando di conseguenza la struttura delle colonie. In una prima fase delle ricerche, gli ecologi hanno osservato questi spostamenti, sia all’interno delle colonie che in solitaria.

Gli studiosi si sono accorti così che gli individui si muovevano alla ricerca di un sito ottimale seguendo il cosiddetto moto di Lévy: un percorso irregolare, caratterizzato da piccoli spostamenti e involuzioni alternati a “passi” più lunghi, il cui disegno complessivo – che segue una precisa formula matematica – è ben visibile nel video. Questo schema di spostamento è tipico soprattutto di alcuni vertebrati (vedi “I predatori di Lévy” su Galileo) che si muovono alla ricerca di cibo. Come spiegano gli scienziati, infatti, lo schema richiede una memoria cognitiva o fisiologica della durata dei movimenti.

Successivamente gli studiosi hanno cercato di capire il perché di un movimento tanto complesso. Scoprendo che esso permetterebbe ai molluschi di formare colonie più efficienti. Grazie al moto di Lévy, infatti, i mitili riescono a esplorare un maggior numero di siti in minor tempo, e quindi a trovare più velocemente la distribuzione ottimale: quella che comporta una migliore ripartizione delle risorse e una minore competizione tra gli individui. Un comportamento che proprio per questo si è evoluto nel tempo ed è rimasto inalterato.

Riferimento: Science DOI:10.1126/science.1201187

Credits immagine: Johan van de Koppel

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