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La salute negata dalla crisi economica

di
Elisabetta Maffioletti

Nonostante nel 2014 il sistema sanitario italiano si sia posizionato al terzo posto nella classifica stilata dall’agenzia americana Bloomberg, dopo Singapore e Hong Kong e quindi primo in Europa, alcune criticità sembrano emergere da uno studio dell’Istat, che ha valutato diversi indicatori relativi alla cura e il ricorso ai servizi sanitari riferiti all’anno 2013. Dall’indagine risulta come una percentuale non trascurabile dei 120 mila cittadini intervistati rinunci alle cure mediche, soprattutto a causa di una mancata disponibilità economica.

Il 4% della popolazione dichiara di non acquistare i farmaci di cui necessita perché il ticket è eccessivamente costoso o perché dovrebbe pagarli interamente di tasca propria sostenendo una spesa troppo onerosa.

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A questo si aggiunge la rinuncia ad esami e visite specialistiche, per la quale le cifre salgono al 4,7% e 7,5%, mentre il fenomeno riguarda in proporzione minore i trattamenti di riabilitazione (poco più del 2%). Anche in questi casi la motivazione principale resta quella economica, oltre a liste d’attesa giudicate troppo lunghe e alla scomodità nel raggiungere le strutture ospedaliere, attribuita alla lontananza e alla mancanza di trasporti.

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La rinuncia alle cure aumenta progressivamente passando dal Nord-Ovest al Nord-Est e scendendo poi verso il Centro, il Sud e le Isole.

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I dati più preoccupanti interessano la Calabria per quanto riguarda la mancata possibilità di acquisto dei farmaci, che qui sfiora l’8%, e la Sardegna in merito all’accesso difficoltoso agli ospedali per esami, visite e trattamenti riabilitativi, con cifre che oscillano fra il 4,7% e il 14%. La situazione migliore si riscontra invece in Trentino-Alto Adige, dove il problema è marginale (1-2%).

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Per tutti gli indicatori considerati, la rinuncia è preponderante per le donne rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia d’età dei 45-64 anni.

Riferimenti: Istat

Tavole infografiche realizzate da Renato Augelli.

Credits immagine copertina: Yuya Tamai/Flickr CC

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

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