HomeSocietàLa solidarietà oltre la crisi

La solidarietà oltre la crisi

In bolletta, ma comunque generosi. Anche quando stringere la cinghia è un imperativo, gli italiani non rinunciano a fare beneficienza, sostenendo iniziative di solidarietà per le emergenze umanitarie e le situazioni di povertà dei paesi in via di sviluppo. È la fotografia che emerge dalla quarta edizione del “Barometro della solidarietà internazionale degli italiani”, l’indagine promossa dalla Focsiv e condotta dalla Doxa (istituto per le ricerche statistiche), presentata ieri a Roma. 

Negli ultimi 12 mesi, il 44 per cento degli italiani ha effettuato una donazione, versato somme o donato oggetti a favore di una causa di solidarietà; il 33 per cento ha fatto una donazione anche più di una volta nel corso dell’anno. Rispetto a quanto emerso nelle passate edizioni, diminuiscono coloro che privilegiano i problemi internazionali: tra chi ha effettuato qualche donazione nell’ultimo anno, poco più della metà lo ha fatto indifferentemente verso l’ambito nazionale e internazionale (51%), poco meno di quattro intervistati su dieci si sono orientati solo a problematiche italiane (37%) e circa uno su dieci (11%) ha donato per una causa internazionali. Il settore che ha raccolto più aiuti è quello medico, con il 62 per cento delle offerte, seguito da quello delle calamità naturali in Italia (46%), soprattutto nel periodo successivo al sisma d’Abruzzo, e dai disastri nei paesi stranieri, come il terremoto di Haiti e quello in Cile. Se si vanno a vedere poi i destinatari delle oblazioni, le associazioni di volontariato e le ong, per la prima volta in dieci anni, superano per la fiducia riscossa (73%) anche le organizzazioni internazionali, come l’Onu e l’Ue. Gli italiani hanno  dunque preferito affidarsi alle organizzazioni non governative per far arrivare i contributi alle persone in difficoltà.

Altro dato interessante, si riduce la forbice tra donne e uomini rispetto alla propensione a donare, mentre resta una certa differenza nelle modalità e nelle cause sostenute: la maggior parte degli uomini effettua donazioni in forma anonima, tramite sms, bonifici e bollettini, mentre le donne consegnano le proprie donazioni ad associazioni o persone che conoscono. Inoltre, le donne preferiscono dare il proprio contributo alla ricerca medica (66% contro 57%), mentre gli uomini sono più sensibili all’aiuto in caso di calamità naturali in Italia (51% contro 43%) o all’estero (37% contro 30%). Secondo il rapporto, questa tendenza alle donazioni, già emersa nelle passate edizioni, è il sintomo di una maggiore consapevolezza delle difficoltà presenti a livello mondiale, soprattutto nei paesi poveri. In particolare, tra le urgenze su cui i governi dovrebbero intervenire, il 57% degli intervistati ritiene che la principale sia la disoccupazione, seguita dalla fame nel mondo (40%), dalle questioni della pace (34%), dal terrorismo (27%) e dalla violenza sui minori (25%). Ci sono poi le cattive condizioni sanitarie, le catastrofi naturali, lo sviluppo dei paesi, la tutela dei diritti, la disponibilità di energia, la crescita della popolazione e l’analfabetismo. 

Da qui la volontà di intervenire, anche con un piccolo gesto. Anche se per risolvere queste urgenze serve un intervento dall’alto. Secondo gli italiani, il lavoro è l’unico mezzo per contrastare la povertà, le diseguaglianze e per promuovere le condizioni di pace. Occorre sostenere i livelli di democrazia e di partecipazione dei cittadini alla vita politica e sociale interna ai paesi, dicono gli intervistati. In questa prospettiva gli aiuti allo sviluppo non vanno diminuiti, anzi il 62% afferma che devono essere aumentati e per il 55% occorre farlo attraverso una riduzione delle spese militari. 

Quanto alla presenza degli stranieri in Italia, infine, ben l’83% degli intervistati la considera eccessiva, mentre una percentuale simile (78%) ritiene che gli aiuti destinati ai paesi di provenienza siano il mezzo più efficace per ridurre il flusso delle migrazioni verso l’Italia; la metà (56%) crede invece che sia necessari allo sviluppo economico dell’Italia.

RESTA IN ORBITA

Articoli recenti